Bizzarre coincidenze
A Mille e cinquecento anni di distanza, ritroviamo il nome di Teuto, re sicano dell'VIII secolo a.C., nell’Archivio Segreto Vaticano, nello Schedario Sgarampi, tra i vescovi di Rieti.
A Mille e cinquecento anni di distanza, ritroviamo il nome di Teuto, re sicano dell'VIII secolo a.C., nell’Archivio Segreto Vaticano, nello Schedario Sgarampi, tra i vescovi di Rieti.
Sul pianoro di Poggio Cocola e della masseria Poira, lo sguardo che gira l’orizzonte incontra un fabbricato ormai in rovina che in passato doveva imporsi nel panorama dell’area. È un castello di cui si conosce molto poco.
La leggenda della venuta di Dedalo in Sicilia, dell’inseguimento da parte di Minosse, delle vicende del re sicano Cocalo, e dei lavori eseguiti da Dedalo a vantaggio di Cocalo nel suo palazzo, avrebbero riscontro nei favolosi ritrovamenti archeologici visibili nel museo di Agrigento e di Siracusa. Il sicano re Cocalo probabilmente era arrivato nell’area agrigentina essendosi spostato con i suoi dall’area etnea. Sant’Angelo Muxaro è ritenuto dagli archeologi il luogo dove il re Cocalo ospitò Dedalo e dove il costruttore svolse la sua attività.
Sul sito internet del Comune di Biancavilla si trova un interessante collegamento con una figura di rilevante valore culturale: il canonico Portal.
Dietro la collina di Pietralunga si stende la zona di Poggio Cocola e della Masseria Poira con il Castello del barone o della baronessa delli Poira. Da Inessa era visibile e a poca distanza l’abitato di Centuripe.
Le foto che di seguito si presentano hanno incuriosito chi scrive e hanno ispirato il titolo di LA STRADA DELLE PALLE DI PIETRA.
Nell’insediamento di Inessa - Aitna, la vita associata ebbe inizio, in base alle prove del materiale archeologico rinvenuto, all’inizio del terzo millennio a. C., continuò all’epoca del bronzo antico e del ferro, e si estinse forse dopo l’epoca romana. Nella valle del Simeto è stato confermato il culto del dio Adrano, protetto dai cani cirnechi, dei Fratelli Palici, che proteggevano la vista, di Cerere, di Proserpina, di Vulcano, di Ercolee.
Lo studioso, o anche il curioso, come chi scrive, guarda la vetrina e osserva i diversi oggetti. Riflette: chiaramente questi oggetti sono il frutto di una svolta tecnica ragionata, nata nella mente di qualcuno.
La vetrina riassume un’evoluzione storica, sociale e tecnica rilevantissima.
Della situazione riferita ai secoli in cui la colonizzazione greca era già avviata si hanno conferme storiche ormai fuori discussione.
Della situazione precedente si hanno notizie meno certe. Gli studi e gli approfondimenti illuminano piano piano quei periodi meno noti e meno conosciuti. Da queste fasi della vita siciliana noi incominciamo a parlare, con l’intenzione di suscitare interesse e attenzione.
Di Catania, al tempo in cui si chiamò Aitna, oltre al nome riportato in diversi documenti antichi e su alcune monete ritrovate in tempi diversi nei centri etnei, non rimane quasi nulla.
Nell’area del versante sud dell’Etna esistevano, e sono stati ritrovati nel corso di indagini archeologiche che si sono succedute nei secoli, diversi centri urbanizzati, villaggi e insediamenti più o meno grandi, i quali hanno lasciato tracce più o meno rilevanti. Citiamo Centuripe, Adrano, Mendolito, Hybla Geleatis (Paternò), Inessa, Lentini, ecc.
Il pegaso è considerato la moneta più diffusa in Sicilia e ne vengono ritrovate in gran numero ancora attualmente.
Timoleonte entra nella cittadella di Siracusa e costringe Dionisio il giovane all’esilio in Corinto.
Il progetto politico di Timoleonte si espande a macchia d’olio sostenuto dal clamore delle sue vittorie militari. I cartaginesi preparano la rivincita; il racconto della loro disfatta ha il sapore della favola, ma tale è la conclusione dell’avventura dei punici. I tiranni delle città siciliane sono spazzati via.
L’ingresso di Timoleonte di Corinto sulla scena produsse un notevole effetto politico. Con i suoi armati e poche navi are arrivato a Reggio nell’anno 343 a. C. quando era venuto a sapere che in un piccolo centro, Adrano, sull’altro versante dell’Etna, un gruppo di sostenitori lo cercava.
Dionisio il vecchio, nell’anno 401 a. C. fondò Adranon e vi trasferì gli abitanti di Piakos. Si tramanda di mille cani posti a guardia del tempio del dio Adrano. Numerose monete locali recano sul verso il cane cirneco, allevato nell’area etnea per la sua caratteristica di animale utile alla caccia sul tipico territorio vulcanico.
Una gran parte di epigrafi in probabile lingua sicula sono state rinvenute a Licodia Eubea.
Le “pietre scritte” provenienti da questo territorio sono pubblicate e studiate dagli specialisti. Il prof. Sebastiano Sciorto ha riassunto lo stato dell’arte nel suo accurato lavoro, mettendo a confronto i vari studi e le diverse ipotesi di interpretazione.
Un’ovvietà di principio farebbe affermare che un gruppo di sicani si dovrebbe esprimere in lingua sicana, un gruppo di siculi si dovrebbe esprimere in lingua sicula e un gruppo di greci si dovrebbe esprimere in lingua greca.
Il problema sorge quando, i segni che si sono trovati, tracciati su vasi, su piatti, su lastre di calcare e di basalto, e su monete, in realtà sono tutti segni dell’alfabeto greco e tutti ritenuti prodotti tra il VI e il V secolo a. C.
Alla morte di Gerone, Catania tornò in mano agli antichi abitanti, che erano i fondatori greci calcidesi e megaresi provenienti da Naxos. La potenza di Siracusa cresce, si scontra con Cartagine alla quale infligge memorabili sconfitte.
Nell’anno 461 a.C. Ducezio si pose e capo dei Siculi, sollevò i catanesi deportati, li guidò al recupero della città dalla quale erano stati cacciati e sconfisse i siracusani. La città di Catania riprese il precedente nome (Katane) e i vecchi abitanti rioccuparono le proprietà che erano stati costretti ad abbandonare quasi quindici anni prima.
Numerosi sono gli scrittori che si sono interessati alla storia della Sicilia in ogni tempo. Tra i più accreditati è Diodoro di Agira. Da lui, con la conferma di altri storici, sappiamo che il siracusano Gerone I invase Katane, la rinominò Aitna e la ripopolò di siracusani e di nuovi immigrati greci. Volle essere chiamato Gerone Etneo, vi si trasferì e vi morì nel periodo della LXXVIII olimpiade.
Le prime notizie scritte su Inessa le ritroviamo leggendo di Falaride. Scrive lo storico Polieno che Teute, sicano re di Inessa aveva una figlia da marito e Falaride mandò ambasciatori per chiederla in sposa. Se ne deduce che Inessa, nel VI secolo a. C., già esisteva da qualche tempo, era fiorente, aveva un re ed era un centro di Sicani, raggiungibile da Agrigento con una strada percorribile da cocchi.
Il punto di partenza è quanto riferiscono i professori Mimmo Chisari e Alfio Ciccia: la ricerca di archeologi e storici (Giovanni Rizza, Sebastiano Tusa, e altri) ha portato alla conclusione che i resti archeologici esistenti a Pietralunga – masseria. Poira – Poggio Cocola, siano da identificare con INESSA – AITNA.
I Sicani, arrivati in Sicilia prima della guerra di Troia, occuparono la fascia costiera della Sicilia orientale. Immaginiamo che abbiano organizzato, già in epoca preistorica, un insediamento che fu conosciuto come INESSA. Dopo circa due secoli giunsero i Siculi, bellicosi e maneschi, a cacciare i Sicani dalla fascia costiera verso l’interno. Non tardarono ad affacciarsi dalle parti di Inessa e si insediarono in un luogo vicino, che per la prossimità con il vulcano, si chiamò AITNE o AITNA.
INESSA, INVESSA, ETNEOSIA, AITNA, AETNA: Un luogo della Sicilia e della fantasia. Il testo che segue è la prima ricerca, e probabilmente l’unica, che abbia come obiettivo l’antica città di INESSA, per secoli cercata e non ancora individuata con sicurezza.
Non è uno scherzo, potete assicurarvene di persona. Fate una passeggiata all'Abbazia delle Tre Fontane, via Laurentina, località EUR.
Una scoperta casuale di un monumento storico, dimenticato in un fosso sotto l'antica via Salaria, nel territorio di Torricella in Sabina: un cippo onorario, probabilmente dedicato ad un membro della gens Valeria.
Nel 1993, durante i lavori di restauro dell'Abbazia di San Salvatore Maggiore nel reatino, fu rinvenuta in una cappella laterale, dietro un muro che la celava interamente, una statua. Chi rappresentava, perchè era stata posta lì, e soprattutto perchè nasconderla in quel modo bizarro?
Se qualcuno vi chiede informazioni o notizie sul Castello di Guardiola non vi fate prendere dallo sgomento. Inutilmente correreste a prendere guide turistiche o libri sui castelli. Questo è un argomento di cultura minore, cultura riservata ai curiosi, ai topi di biblioteca, come insinuano le male lingue, in ogni caso patrimonio di appassionati di storia locale. Da parte mia vi posso aiutare con qualche buona indicazione, se avrete la bontà di leggere quanto appresso vi propongo.
L'epigrafe di Sesto Tadio Lusio Nepote Paullino, presente nel monastero di San Salvatore sul Monte Letenano, risale all'epoca in cui il sito era occupato da una villa romana. Lo studio dell'iscrizione ci racconta dei rapporti tra la regione sabina ed il potere imperiale romano.
Riproduzione di un articolo apparso nel 1988 sul "Lunario Romano", tratta della oggi sconosciuta ma una volta potente abbazia di San Salvatore Maggiore sul Monte Letenano, antagonista di quella celebre di Farfa. Chi ha amato romanzi come "Il nome della rosa" ritroverà qui la stessa atmosfera...