L’intenzione di partenza di chi scrive era di raccogliere tutto quello che era disponibile su Inessa e Aitna e l’intenzione è rimasta, tanto che ha trovato posto la parte che segue.
Gli studiosi dei periodi storici precedenti all’arrivo dei greci in Sicilia hanno maturato la convinzione che i catastrofici eventi naturali conseguenti alla distruzione di Tera, l’esplosione del vulcano di Santorino, avvenuto intorno all’anno 1250 a. C., con l’atterramento degli edifici dell’isola di Creta e l’irreparabile distruzione della civiltà minoica, abbiano provocato la fuga degli abitanti superstiti dall’area del disastro, alla ricerca di zone più tranquille dove ricostruire la vita propria e delle proprie famiglie.
La leggenda della venuta di Dedalo in Sicilia, dell’inseguimento da parte di Minosse, delle vicende del re sicano Cocalo, il quale fa uccidere dalle proprie figlie il re Minosse mentre faceva il bagno e dei lavori eseguiti da Dedalo a vantaggio di Cocalo nel suo palazzo, avrebbero riscontro nei favolosi ritrovamenti archeologici visibili nel museo di Agrigento e di Siracusa.
Intorno ad Eraclea Minoa si possono vedere le tombe a tholos, in pratica a cupola, identiche a quelle che si trovano a Micene.
Altre conferme archeologiche sono arrivate dalle ceramiche micenee ritrovate dagli scavatori sia nei pressi di Agrigento che in altre zone dell’isola, a testimonianza dei rapporti tra i gruppi locali e i viaggiatori e mercanti dell’epoca di cui parliamo.
Il sicano re Cocalo probabilmente era arrivato nell’area agrigentina essendosi spostato con i suoi dall’area etnea, o per la pressione dei siculi oppure anche per effetto dei fenomeni vulcanici ripetuti in quel periodo.
Sant’Angelo Muxaro è ritenuto dagli archeologi il luogo dove il re Cocalo ospitò Dedalo e dove il costruttore svolse la sua attività. Eraclea Minora conserva traccia dell’arrivo di Minosse alla ricerca di Dedalo e dove fu sepolto, alla sua morte. Da Agrigento, successivamente, i resti di Minosse furono restituiti ai cretesi con grandi cerimonie di rispetto.
Nel corso di scavi occasionali sono stati trovati due splendidi anelli in oro e quattro coppe in oro splendidamente ornati da figure a sbalzo.Gli anelli si possono vedere a Siracusa. Sul primo si vede una vacca che allatta un vitello e sul secondo un lupo con grandi artigli. La raffigurazione è splendida, eccellente lavoro di un maestro dell’arte orafa.
Figg. n. 46: Gli anelli d’oro ritrovati a S. Angelo Muxaro in una tomba a tholos di stile miceneo e conservati a lungo in Agrigento, oggi sono visibili nel museo di Siracusa..
Si tratta di splendidi oggetti in oro massiccio, su uno dei quali si vede un lupo con le fauci aperte e la lingua penzoloni, con artigli in evidenza e la coda sferzante; sull’altro una capra con gli zoccoli aperti allatta un capretto.
Gli studiosi di archeologia riconoscono lo stile miceneo anche se qualcuno, forse per spirito nazionalistico, sostiene che furono eseguiti in Sicilia da maestranze locali su disegno e indicazione di artisti cretesi.
Altri, invece afferma che si tratti di oggetti importati dall’Egeo, dove sono stati rinvenuti altri oggetti simili nel cosiddetto tesoro dei re di Creta.
Fig. n. 47: L’unica rimasta delle quattro coppe in oro nel 1800 ritrovata a S. Angelo Muxaro, dagli archeologi riconosciuta come un esempio dell’arte micenea del VII sec. a.C., è visibile presso il British. Museum a Londra. Mostra una fila di buoi molto ben disegnati mentre procedono in fila.