Lo studioso R. Ross Holloway scrive su “Archeologia della Sicilia Antica”, pag. 185, che un “tesoretto”, rinvenuto nel XVIII secolo conteneva ben 7400 monete d’argento di Corinto, con l’immagine del cavallo alato, il pegaso. Si tratta dello statere d’argento di Corinto. Il pegaso è considerato la moneta più diffusa in Sicilia e ne vengono ritrovate in gran numero ancora attualmente.
La moneta come mezzo di scambio in luogo del baratto, secondo gli storici, nacque intorno al VII sec. a. C., tra i Greci dell’Asia Minore o tra i loro vicino della terraferma, i Lidi.
In precedenza, il materiale utilizzato nelle compravendite erano lingotti di bronzo contrassegnati da qualcuno che ne garantiva peso e qualità.
I lingotti acquisiti da chi vendeva grano, animali, ossidiana, vasi, erano custoditi nei templi e in ogni caso nei centri di culto.
Il tesoro del Mendolito era probabilmente il deposito di qualcuno che viveva nel sito di Adranon.
Ross Halloway conferma che la coniazione di monete, in Sicilia, sfruttò materiale già coniato altrove, anche perché in Sicilia mancava del tutto la materia prima, il metallo che doveva essere importato da altri luoghi. Il bronzo, lega di rame e stagno, era il prodotto di commercio con l’Italia e l’Europa del nord.
L’argento e l’oro venivano dalla Grecia e dall’Europa Centrale.