15. Che fine ha fatto Aitna

Inserito in: gchisari@Mar, 14/10/2008 - 20:24 — modificato Mer, 15/10/2008 - 14:38

Di Catania, al tempo in cui si chiamò Aitna, oltre al nome riportato in diversi documenti antichi e su alcune monete ritrovate in tempi diversi nei centri etnei, non rimane quasi nulla. 
Gli studiosi di numismatica considerano la moneta del “maestro del sileno” di Aitna un “unicum” di eccezionale livello artistico, del quale esaltano l’estetica e il realismo. La testa del Sileno è disegnata con vera abilità ed emerge dal fondale con vigore. Le orecchie a punta caratterizzano l’immagine. Uno scarabeo sulla parte inferiore. Sul verso dell’oggetto è raffigurato Zeus Etneo seduto su uno sgabello assai elegante coperto da una pelle di pantera. Nella mano destra tiene un mazzo di fulmini, nella mano sinistra delle spighe. In basso è visibile un uccello (aquila?) appollaiata su un pino dell’Etna, che un tempo ricopriva tutti i fianchi della montagna. La dicitura “Aitnaion” dichiara l’appartenenza del conio agli Etnei.

Fig. n. 16. Moneta di Aitna da “Sikanie” ed. Scheiwiller

Le monete, prodotte nel periodo dell’amministrazione siracusana di Gerone della città di Katane, esposte presso il Museo Archeologico di Siracusa, nella ricca collezione numismatica, copie di alcune delle quali si trovano oggi in vendita su E Bay, sono ritenute di eccezionale livello artistico, 
La moneta della fig.12 è l’esempio più noto della bravura dei coniatori di Catania. La moneta, unico esemplare, un tetradramma in argento, è opera del maestro del Sileno e raffigura la testa barbuta, coronata di tralci, di un Sileno, seguace di Dioniso, con le orecchie a punta. Oggi è custodita presso la Biblioteca reale del Belgio a Bruxelles.
È chiamata la monna Lisa delle monete, su un articolo pubblicato in occasione dell’esposizione della moneta da parte del Museo di Gerusalemme nel 2004.
L’iconografia monetale a Catania usa a volte l’immagine di una testa femminile, altre volte un toro con testa umana.

      

Fig. n. 17.

Dopo la morte di Dionigi, Catania riprende il suo antico nome e lo conserva nei secoli successivi.

  

Fig. n. 18 Serie di monete di Catania

  

Fig. n. 19 Serie di monete di Catania

L’immagine con la testa del Sileno fu utilizzata anche per monete di altre comunità. Evidentemente altre città apprezzarono il coniatore di questa opera d’arte e ne desiderarono un esemplare anche per il loro paese.

 

Fig. n. 20 da Ebay

Della Aitna originaria, quella sul Simeto, oltre alle ipotesi dei ricercatori, non ci rimane quasi nulla. 

Di questo insediamento sono rimaste nelle fonti letterarie alcune sommarie indicazioni topografiche e qualche riferimento circa l’esistenza di edifici pubblici – un foro – e, come è ovvio, di edifici di culto – un tempio dedicato a Ercole voluto da Gerone di Siracusa, un altro tempio dedicato a Cerere su iniziativa di Dionisio, – ma, nelle località ipotizzate e ritenute riferibili a questo centro abitato, non sono state finora evidenziate negli scavi strutture di rilievo, né residui di monumenti o templi che permettano di identificare la località e renderla sicuramente riconoscibile come tale. 
L’assenza di edifici riconoscibili come facenti parte dell’antica Aitna e Inessa, è il principale ostacolo al riconoscimento e alla localizzazione certa di quegli insediamenti.

In località Poira sono ritrovati resti di abitazioni, fondazioni di capanne e di fabbricati, ma niente che corrisponda a quanto gli antichi scrittori hanno registrato come edifici sacri e costruzioni di pubblica utilità certamente esistenti in quelle città.

A noi non interessa il riconoscimento e la localizzazione di quei centri. È solo la chiarezza delle notizie e la certezza delle tracce storiche ad avere il maggior peso.

Inoltre non sono pochi i centri abitati perduti per cause varie. 
Con Inessa ed Aitna ci può essere KAINON.

 

Fig. n. 21. Moneta di bronzo di KAINON, in vendita su Ebay.

Monete con la dicitura KAINON sono esposte nelle bacheche del museo di Adrano e non solo. Il prof. R. Macaluso ha pubblicato “Monete a leggenda Kainon” in Philias Charin. Miscellanea di studi classici in onore di E. Manni, Roma 1980.

Sono rimasti, sulla collina di Poggio Cocola, ritrovate dall’archeologo Mc Connell nelle campagne di scavo dal 1994 in poi, descritte nei lavori pubblicati dal Distretto Scolastico di Paternò, le fondazioni dei muri delle capanne, le tracce dei focolari, i piani di terracotta dove veniva acceso e alimentato il fuoco per la cottura degli alimenti, i frammenti di recipienti anche di grandi dimensioni per la conservazione dei prodotti dell’agricoltura, grano, olive, vino. Si tratta delle opere di divulgazione più aggiornate e nello stesso tempo scientificamente più complete sull’argomento di cui parliamo.

Si può lavorare di fantasia, formulare ipotesi, immaginare di tutto, ma certezze poche. Allo stato delle conoscenze, se qualcuno avesse conservato reperti sicuramente provenienti da una certa località, sui quali sia leggibile il nome del luogo e fornisca gli elementi probatori dai quali gli archeologi, come agenti di polizia scientifica, ricavano elementi di certezza per risolvere il problema del riconoscimento, avrà dato un contributo eccezionale al miglioramento della conoscenza della storia.
Purtroppo, i testi antichi che parlano di Aitna, raccontano vicende ed eventi, ma non hanno finora permesso di ottenere indicazioni da ritrovare sul terreno per arrivare ad una conclusione certa.

Solo che a me piaceva parlare di Aitna, era un mio desiderio e ho provato a lavorare per un po’, raccogliendo informazioni, leggendo testi, sguazzando su internet.

Il curioso è che oggi Aitna è diventato un nome di persona, molto utilizzato in Europa Orientale.
C’è anche chi, a Catania, ha pensato di chiamare Aitna una ditta che produce oggetti ornamentali, figure in costume, soggetti, modelli molto gradevoli, a colori vivaci, molto ben fatti.