Polieno è indicato come retore e scrittore di cose militari nel II sec. d. C. (enciclopedia Italiana vol.27, pag. 644). Nato in Macedonia in data imprecisata, dedicò gli otto libri della sua opera, agli imperatori Lucio Vero e al padre Marco Aurelio nel 162 d. C. Nel suo lavoro che ci è pervenuto quasi completo, racconta circa 900 stratagemmi di guerra raccolti da precedenti autori non noti.
Ci ha raccontato, evidentemente appresi da chi li aveva conosciuti precedentemente, di Falaride, tiranno di Agrigento tra il 770 e il 735 a. C., il quale saputo che Teuto, il re di Inessa, opulenta città sicana, aveva una figlia da maritare, decise di inviare un manipolo di giovani agrigentini aggraziati e imberbi, su cocchi ornati, perché recassero omaggi alla fanciulla.
Qui giunti, a sera, i giovani trassero da sotto le vesti femminili le armi e, insieme con altri soldati nascosti all’esterno della città, entrarono nell’abitato e saccheggiarono le case degli inessani.
Polieno tramanda il nome del re sicano, Teuto, in carica nell’ottavo secolo a. C.
Mille e cinquecento anni dopo, nell’ottavo secolo d. C. ritroviamo lo stesso nome, Teuto,o Teuton, nell’Archivio Segreto Vaticano, nello Schedario Sgarampi, tra i vescovi di Rieti.
Lo stesso nome si incontra tra i monaci dell’Abbazia di San Salvatore Maggiore, che sottoscrivono un atto notarile di acquisto di una proprietà.
Bizzarra coincidenza.
Così come bizzarra coincidenza si rinviene nel leggere una epigrafe in lingua greca arcaica esistente nel territorio del Comune di Biancavilla con la scritta “SABENOU”.
Non dovrebbe trattarsi di un ragionamento fantasioso, legare i fatti soprariferiti ai contatti per lungo tempo registrati e riferiti da numerosi storici tra i Sicani, i Siculi e i Sabini, contatti durante i quali persone dei diversi gruppi tribali. Sono mescolati, spostandosi insieme per i motivi più diversi, amicizia, interesse, matrimoni, lasciando poi tracce del loro passaggio e della loro esistenza.