La lapide di Sesto Tadio

Inserito in: gchisari@Sab, 18/09/2004 - 00:09 — modificato Dom, 11/06/2006 - 01:41

Sesto Tadio Lusio Nepote Paullino

a San Salvatore Maggiore (Concerviano - RI)

Frammento d'epigrafe murata

Tutti gli scrittori che si sono occupati dell’Abbazia di San Salvatore hanno riferito di epigrafi e di lapidi utilizzate in varie parti del fabbricato.
Al momento attuale sopravvivono solo l’epigrafe di Sesto Tadio, lungo il corridoio di accesso alla chiesa, e un bassorilievo che raffigura una mano sinistra senza iscrizioni di sorta, collocato lungo il muro esterno, sul lato nord.
Sono sparite le epigrafi medioevali di pertinenza dell’abbazia, una delle quali stava sull’accesso, che aveva gli stipiti ornati di grossi fogliami, tra il convento e la chiesa e sull’architrave una scritta in un latino piuttosto scorretto (Saltoris Cosmi domus hec titulatur honoris / Quam penetret quisquis secum regnare cupiscit: / Nam nisi per Christum salvatur nullus humonum), secondo il can. Paolo Desanctis, mentre è salva quella sulla architrave della porta d’ingresso della chiesa abbaziale, che riporta la scritta “A.D.156,”, con l’ultima cifra illeggibile e comunque fuori posto.
L’epigrafe di Sesto Tadio potrebbe essere una iscrizione funebre e, pertanto, doveva trovarsi nei pressi della sepoltura, ma nel testo non c’è dedica agli Dei Mani, come d’uso all’epoca, non si parla della sua età, nè fornisce riferimenti sulla sepoltura, sembra quasi un biglietto da visita con l’elenco delle cariche rivestite e degli onori ricevuti e, pertanto, dovrebbe trattarsi piuttosto di una iscrizione dedicatoria o onoraria, quasi una insegna apposta nell’atrio della villa rustica dove erano collocate le immagini dei Lares e le iscrizioni illustrative degli antenati più importanti e del padrone di casa La lastra di marmo di colore bianco, tendente all’azzurrino, è di grana compatta e potrebbe essere di marmo pario, misura cm. 84 in lunghezza, cm. 44 in altezza e cm. 7 di spessore. Sono visibili tre grossi fori fuori dal campo del testo inciso: due di cm. 5 di diametro, a circa cm. 10 dal margine superiore e uno di cm. 7 di diametro in basso al centro a circa cm. 10 dal margine inferiore.
L’incisione del testo, in lettere capitali classiche ben lavorate e di misura armonica, evidenzia un lavoro accurato e corretto. La lastra non sembra parte di un sarcofago, mentre i fori ai lati fanno pensare a un sistema di perni di infissione idonei a far vedere l’epigrafe ai visitatori della domus.
È possibile che i monaci benedettini, quando occuparono le rovine della villa rustica, abbiano rinvenuto, tra altre decorazioni marmoree, quella epigrafe e l’abbiano recuperata, per usarla là dove la dimensione della lastra si manifestava idonea e cioè a chiusura della parte frontale della vasca-fontana-abbeveratoio lungo il passaggio verso il refettorio. La larghezza complessiva della fontana è più ampia della misura della lastra e pertanto ai lati della lastra sono state aggiunte due altre lastre di marmo o di calcare bianco a grana fine abbastanza levigate dello stesso spessore e altezza larghe circa cm. 25 e rotte in diagonale. Che si tratti di lastre aggiunte appare evidente perchè l’incisione sulla lastra dell’epigrafe appare perfettamente centrata a circa cm. 12 dai margini di destra e di sinistra, che sono ben visibili.
Il condotto di adduzione dell’acqua collega la fontana con un serbatoio interno a monte, della capacità di circa 500 litri, alimentato dalla sorgente all’esterno che assicurava, con una tubazione in terracotta interrata e pertanto protetta, approvvigionamento idrico abbondante e ininterrotto al complesso monastico.
Altri condotti distribuivano l’acqua nelle varie parti dell’edificio.
La sorgente, con altro canale aperto, alimentava l’irrigazione dell’orto e anche un mulino a ruota orizzontale, che, nel periodo successivo al 1940, era stato adattato per far girare una dinamo la quale provvedeva ad una modesta illuminazione di alcuni ambienti dell’abbazia quando ospitava un gruppo di religiosi salesiani in vacanza estiva
L’epigrafe di Sesto Tadio, scomparsa da diversi anni, ora è riapparsa in frammenti ed è collocata a chiusura del fronte di una fontana-abbeveratoio, lungo il corridoio che conduce alla Chiesa, a fianco del refettorio, zona di recente restaurata, in quella che sembra la posizione dove fu vista dai tanti visitatori dell’Abbazia, fino agli anni cinquanta, epoca in cui il saccheggio moderno del monumento fu più accanito.
Il corridoio in discorso, come si è detto, permette di accedere da un lato alla chiesa, dall’altro al refettorio, dal terzo lato al chiostro-cortile interno e dal quarto lato, opposto alla Chiesa, tramite una scala al piano superiore, al torrione nord e alle altre parti del fabbricato.
Nel rifare la pavimentazione del corridoio, a partire dalla scala sono state trovate a breve profondità una trentina di sepolture in nuda terra contenenti ancora spoglie umane, prive di testa, in posizione ortogonale ordinata, cioè ciascuna sepoltura era collocata a 90° rispetto a quella vicina. Le ossa del corridoio sono state rimosse e seppellite nella chiesa, lungo la navata centrale, all’altezza della seconda cappella sul lato destro. Secondo la testimonianza di un operaio che vi ha lavorato, la scala non è stata rimossa, e qualche scheletro è rimasto in situ, tanto che le ossa delle gambe di qualcuna di queste spoglie, che sporgeva dalla scala, sono state ricoperte e lasciate in loco. Non sarebbero stati finora rivenuti elementi di identificazione nè sarebbero stati eseguiti esami per accertare tempi e circostanze dell’inumazione dei resti umani.
La collocazione delle sepolture farebbe pensare ad un tempo in cui la scala e la parte di edificio sovrastante, ma più probabilmente tutto l’edificio monastico, non esisteva ancora, il luogo doveva essere all’aperto o comunque destinato ad altri usi.
Se si eseguissero appropriate indagini sulla cronologia dei resti e sulla stratigrafia delle zone di deposizioni si potrebbero individuare parti di sicura attribuzione alla villa rustica romana e i lavori nella zona adiacente, di prossima esecuzione, potrebbero essere mirati da parte della competente Sopraintendenza verso un accertamento nella direzione ipotizzata.
Tra i tanti interrogativi ancora senza risposta registriamo anche questo, in attesa di ulteriori approfondimenti.
Altre sepolture con resti umani sono tuttora visibili attraverso un buco di frana che immette nella cripta, che non sta sotto la chiesa per quanto noto, se non in minima parte, ma all’esterno.
La cripta oggi è ingombra di materiali di crollo, ma chi in passato vi è penetrato ha potuto intravedere ampie e potenti arcate con almeno due corridoi purtroppo impercorribili.
Se e quando i crolli saranno rimossi e i corridoi ripuliti, sarà possibile individuare gli accessi antichi a questa parte del fabbricato sarà possibile valutare l’esistenza e la conservazione delle parti da attribuire alla villa romana.
Non sono state rinvenute sepolture sotto il pavimento della chiesa, nè sotto il presbiterio, secondo il direttore dei lavori appena conclusi.
L’uso della lastra di marmo quale parete di una fontana-abbeveratoio fu segnalata da De Sanctis (Notizie storiche sul Monastero di S. Salvatore M., 1884 p. 1-64) e da Schuster.
Il testo, informa il De Sanctis, era stato pubblicato dal Manuzio, dal Gruter, dal Morcelli, dall’Orelli e dal Mommsen (C. I. L. IX n. 4119), dal quale l’epigrafe era ritenuta rinvenuta nella città “Equicoli” e poi dispersa.
In realtà una città chiamata “Equicoli” non è mai esistita, mentre è esistita una regione definita “terra degli Equi o Equicoli” che comprendeva un ampio territorio, oggi in parte nell’alto Lazio e in parte in Abruzzo. Gli storici romani la collocavano nella zona a partire da Rieti e vi includevano il territorio fino a Alba Fucens poi fino a Carsoli, poi a Collalto Sabino e infine a Orvinio per chiudere il cerchio di nuovo a Rieti.
Oggi è rilevabile, lungo la Valle del Salto, la via Cicolana, strada statale che collega Rieti con la Tiburtina Valeria, percorso che evidentemente toccava i centri del popolo degli Equi o Equicoli almeno fino alla regione dei Marsi.
Per quanto si sappia l’epigrafe è sempre stata custodita nell’Abbazia di San Salvatore Maggiore, ora a circa 20 Km da Rieti, nel bacino del fiume Salto e pertanto nel territorio degli Equicoli.
La cortesia del Prof. M. Buonocore della Biblioteca Vaticana ha reperito e reso disponibile lo studio del Prof. Bernard Remy pubblicato nel 1981 su “Zeitschrift fur Papyrologie und Epigraphik” nell’ambito di “Scritti in ricordo di Hans Georg Pflaum."
Lo studio in lingua francese, assai accurato e particolarmente interessante, ha per titolo "LA CARRIERA DI SESTO TADIO LUSIO NEPOTE PAULLINO” e viene qui reso in italiano con alcune notazioni di aggiornamento.
“Nel definire i fasti dei questori della provincia senatoria del Ponto-Bitinia noi abbiamo incontrato delle difficoltà con la carriera di Sesto Tadio Lusio Nepote Paullino, il quale, fino a questo momento, è stato assai trascurato dagli storici.
P. Lambrechts, W. Eck e G. Alfoldy non lo nominano nei loro fasti senatori.
P. von Rohden, E: Groag, H. G. Pflaum, B. E. Thomasson W. Eck sono estremamente sintetici. Così ci è sembrato interessante riprendere con maggior dettaglio lo studio della carriera di questo personaggio, in memoria del nostro rimpianto maestro H. G. Pflaum, che ci ha iniziato alla prosopografia imperiale e con il quale abbiamo avuto occasione di intrattenerci numerose volte su questo senatore.
Sex. Tadius Lusius Nepos Paullinus è presente in due iscrizioni:

  • il suo epitaffio, CIL IX 4119, ritrovato a Equicoli, presso il popolo degli Equi; questa lapide ha, secondo Th. Mommsen, che ha pubblicato il CIL, tutte le probabilità di provenire piuttosto dalla vicina città sabina di Trebula Mutuesca. Ecco il testo:
    Sex(tus) Tadius, Sex(ti) f(ilius), Vol(tinia tribus), Lusius Nepos Paullinus, / proco(n)s(ul) sortitus prov(inciae) Cret(ae) Cyr(enarum), leg(atus) pro pr(aetore) prov(inciae) Afric(ae), / praef(ectus) fr(umenti) d(andi), leg(atus) pr(o) pr(aetore) prov(inciae) Asiae, Leg(atus) pr(o) pr(aetore) prov(inciae) Mac(edoniae), / praet(or) cand(idatus), aed(ilis) cur(ulis), q(aestor prov(inciae) Ponti et Bit(hyniae), tr(ibunus) mil(itum) leg(ionis) / IIII F(laviae) f(elicis), X vir stlit(ibus) iud(icandis), VIII vir bis q(uin)q(uennalis), / Mulvia, C(aii) f(ilia), Placida marito optimo et sibi.
  • l’epitaffio trovato in Edessa - Macedonia - dedicato ad Epitteto marito della nutrice dalla padrona Mulvia Placida, moglie del legato propretore della provincia di Macedonia, Tadio Nepote (CIL III 7316):
    D(is) M(anibus) / Epicteto / nutricio / Mulvia, C(aii) f(ilia), Placida patrona / Tadi Nepotis Leg(ati) / pro pr(aetore) provinc(iae) / Macedoniae.

Indipendentemente dal luogo esatto della sua sepoltura, è certo che Sesto Tadio Lusio Nepote Paullino non era originario nè di Equicoli, che faceva parte della tribù Claudia, nè di Trebula Mutuesca, collegata alla tribù Sergia e alla Quirina, dato che egli era iscritto nella tribù Voltinia (N.d.T. La tribù Voltinia era stata costituita con la lex Ortensia dopo il 286 a.C., a seguito della conquista dei territori del Piceno, come una delle 35 tribù in cui venivano fatti confluire i nuovi cittadini romani. Secondo l’Enciclopedia Italiana vol. XXXIV p. 304, alla tribù Voltinia venivano iscritti i cittadini provenienti dalla Gallia Narbonense. Secondo A. La Regina - I Sanniti in Italia omnium terrarum parens p. 362 - alla tribù Voltinia sono stati iscritti i cittadini di Aufidena e i Sanniti Pentri. A Rieti, sulla parete d’ingresso della chiesa di S.Pietro è murata un’altra lapide di un appartenente alla tribù Voltinia, quì dedotto da Vespasiano: D.M. / C. Carantio / C. Filio Voltinia / verecundo / Vienne veterano / cho. VII P.P. / deducto / ab divo Vespasiano Reate / Carantio Phoebo, et / Carantiae et Aenneieni / liberis posterisque suis / in agro p. VI, in f. / p.V. Le tribù sono Aem(ilia), Ani(ensis), Arn(ensis), Cam(ilia), Cla(udia), Clu(stumina), Col(lina), Cor(nelia), Esq(uilina), Fab(ia), Fal(erna), Gal(eria), Hor(atia), Lem(onia), Maec(ia), Men(enia), Ouf(entina), Pal(atina), Pap(iria), Pob(lilia), Pol(lia), Pom(ptina), Pup(inia), Quir(ina), Rom(ilia), Sab(atina), Scap(tia), Ser(gia), Stel(atina), Suc(usana) o Sub(urana), Ter(etina), Tro(mentina), Vel(ina), Vol(tinia), Vot(uria)).
Forse egli proveniva dal Sannio, dove si rilevano diversi appartenenti a quella tribù e dove erano presenti numerosi Tadii (n. 65 - 67)
(Per il vero un maggior numero di Tadii sembrano attestati a Roma e ad Ostia. La ricerca di epigrafi relative a questa gens ha fatto emergere alcune interessanti particolarità.
Esiste una variante nella denominazione di questa gens che in alcune epigrafi è detta FADIUS- FADII e infatti alcune epigrafi sono incise in modo da far leggere sia FADIUS che TADIUS. Un tribuno della plebe T. Fadio è annoverato tra gli amici di Cicerone - Pierre Grimal, Cicerone, p.187 -. Ad un Tadius commerciante di vini è stata dedicata una statua nel foro di Narbona e in alcuni resti di anfore vinarie estratte dal monte dei cocci di Testaccio si legge il nome Tadius. Un Publio Tadio è nominato quale legato di Verre nel periodo dal 73 al 71 a.C. come suo parente per parte della madre. Tra I Tadii commercianti di Ostia ne esisteva uno abbastanza importante tanto da essere registrato tra i dedicanti di una iscrizione all’imperatore. N.d.T.).
La diffusione di questa gens nel mondo romano, permette di rilevare la rilevanza di costoro in Italia - trenta persone - ma anche in Africa - trentasei persone - dove la migrazione dei Tadii, che pure sono sparsi in tutto l’impero, è stata importante e particolarmente riuscita (N.d.T. Non risulta uno studio della cronologia delle epigrafi per ipotizzare una migrazione dei Tadi).

AFRICA
  1. Byzacene (Tunisia meridionale)
    Mactar
  2. Tadius Castullus CIL VIII 11876
  3. M. Tadius Rogatus CIL VIII 23507
  4. Civitas Vazitana Sara
  5. Tadius Victorinus CIL VIII 23748
  6. Proconsolare
    Turca
  7. Q. Tadius ...... Rufus CIL VIII 836 = 12358
  8. Q. Tadius Rufus CIL VIII 836 = 12358
  9. Scivadès
  10. C. Tadius Fortunatus CIL VIII 885
  11. Carthago
  12. Tadius Gernullianus CIL VIII 13326.
  13. L. Tadius Gernullianus id.
  14. Tadis ..... la id.
  15. C. Tadius Bellic.... CIL VIII 24642 a
  16. Tadia Extricatula CIL VIII 24985
  17. L. Tadius Blandus AE 1969/70 633 IV
  18. L. Tadius Vitalis id.
  19. Mustis
  20. Q. Tadius Victor Honoratianus CILVIII1992=2178
  21. Haidra
  22. L. Tadius Iscr. Latine. di Tunisia n.468
  23. Uzali Sar
  24. M Tadius Sedatus AE 1973, 568
NUMIDIA
  1. Thèveste
  2. ..........Tadius...... ostronius CIL VIII 1992 = 2178
  3. C. Tadius Victorinus id.
  4. Lambèse
  5. Tadius Saturninus CIL VIII 2557 b, 23
  6. L. Tadius Datus CIL VIII 3248
  7. Tadia Prima CIL VIII 4080
  8. Tadia .......a CIL VIII 4081
  9. Tadia Veneria CIL VIII 4082
  10. Djema Ksar Seriana
  11. Tadia Saturnina CIL VIII 4407
  12. Mastar
  13. Tadia Siscipa CIL VIII 6638
  14. Sigus
  15. Tadius Felix CIL VIII 19121
  16. Tadius Saturninus id
  17. Tadius Victor Iunior id
  18. Tadia Honorata id
  19. Cirta
  20. Tadia Rogata CIL VIII 19644
MAURETANIA SITIFENSIS
  1. Tupusuctu
  2. L. Tadius Nivalis CIL VIII 8841
  3. Tadia Honorata CIL VIII 8889
  4. M. Tadius Saturninus CIL VIII 20673
MAURETANIA CAESARIENSIS
  1. Ti Klat
  2. Tadis Quint...... CIL VIII 8898
  3. Rusguniae
  4. L. Tadius Rogatus CIL VIII 9250
  5. Caesarea
  6. Tadis Fortun... CIL VIII 9520
BRETAGNA
  1. Isca
  2. Tadius Exuperatus CIL VII 126 = RIB 369
  3. Tadis Exuperata id.
  4. Tadis Vallaunius id.
DALMATIA
  1. Salone
  2. C. Tadius Severus CIL III 2544
EGITTO
  1. Colosse de Memnon
  2. M. Herennius Faustus Tib. CIL III 52 = A.et E.
  3. Iulius Clemens Tadius Flaccus Bernard, Les Inscrip.Grec.et Lat. Du colosse de Memnon n.60
SPAGNA TARRACONENSE
  1. Alicante
  2. Tadius Rufus CIL II 3561
  3. Tarraco
  4. C. Tadius Ianuarius CIL II 4165 = G.Alfoldy, Die romischen inschriften von Tarraco 182.
  5. C. Tadius Lucanus id.
  6. L.Tadius Simplex CIL II 4166 = G. Alfoldy, op. cit. n.147
  7. Tadia Honorata id.
ITALIAE
  1. Roma
  2. C. Tadius Severus CIL VI 1057
  3. C.Fufius Iunius Tadius Mefitanus CILVI2056, 2059, 2060, 32362
  4. M. Tadius Tertius CIL VI 3438
  5. M. Tadius Albanus id.
  6. Q. Tadius Menphicus CIL VI 4684
  7. Tadius Celestinus CIL VI 27092
  8. Tadius Epagathus id.
  9. Tadis Athenaidis CIL VI 36396
REGIO I Ostia
  1. L. Tadius Sozomenus CIL XIV 1652
  2. Tadius Cerealis CIL XIV 4569, VIII, 17
  3. P. Tadius Saturninus et Sterceius CIL XIV 1654
  4. Tadis Euhemenis id.
  5. L. Tadius Fel...- CIL XIV 4142
  6. Q. Tadius Cerealis CIL XIV 4565, II, 13
  7. Tadius Cerealis CIL XIV 4569, VIII, 17
  8. Pozzuoli
  9. C. Tadius Restitutus CIL X 2993
  10. Sora
  11. M. Tadius CIL X 5753
REGIO II
  1. Benevento
  2. Tadia Ursa CIL X 2005
REGIO IV
  1. Iuvanum
  2. 65 C. Tadius Victorinus CIL IX 2973
  3. Sepino
  4. Tadia Galla CIL IX 2518
  5. Agro Amiternino
  6. T. Tadius Drusus CIL IX 4487
REGIO VI
  1. Pisaurum
  2. C. Tadius Sabinus CIL XI 6345
  3. Tadia Calventia Barbilla CIL XI 6376
REGIO VII
  1. Arezzo
  2. M. Tadius Iustus CIL XI 1891
  3. Mevania
  4. C. Tad..... CIL XI 7958
REGIO VIII
  1. Briscellum
  2. C. Tadius Philero CIL XI 1040
  3. D. Tadius Po....... CIL XI 6721, 3
REGIO XI
  1. Como
  2. Tadius Cassianus CIL V 5447
  3. T. Tadius Catianus id.
  4. Tadius Secundus id.
NORICO
  1. Virunum
  2. Tadius Victor CIL III 4853
  3. Tadia Victor id.

Sex. Tadius Lusius Nepos Paullinus non è forse nato a Trebula Mutuesca, ma è certo che vi abbia abitato poichè egli è stato ottoviro e che a Trebula Mutuesca, e in altre città sabine le magistrature municipali sono organizzate secondo il sistema ottovirale. La comunità è amministrata da un collegio di otto componenti dotati di differenti funzioni: - due ottoviri con funzioni di edili (CIL IX 4903, 4891, 4896), due ottoviri con la responsabilità dell’erario (CIL IX 4891), due ottoviri competenti per i fana (CIL IX 4891), due ottoviri quali maestri della gioventù (CIL IX 4885, e, per altre città sabine CIL IX 4545, 4547).
La formula VIII-vir bis quinquennalis lascia pensare che egli abbia gestito due volte la funzione di ottoviro e poi l’ottovirato (N.d.T. la funzione di) quinquennale, perchè se egli fosse stato due volte quinquennale il suo titolo sarebbe stato del tutto diverso, si sarebbe detto VIII-vir quinquennalis II.
Resta da sapere in quale momento della sua carriera egli ha esercitato le sue due funzioni municipali: prima di cominciare il percorso della carriera senatoriale? Oppure durante questo percorso?
Fino ai recenti studi di W. Eck (Festschrift F. Vittinghoff 283-322), gli storici tendevano a privilegiare la prima ipotesi e ammettevano che assai spesso i senatori, beneficiando di dispense per l’età, saltavano del tutto i primi gradini delle carriere municipali e accedevano direttamente alle funzioni più elevate.
Ma dopo che lo studioso tedesco ha redatto la lista dei senatori titolari di cariche municipali, non è più possibile essere così categorici. Di certo nelle provincie occidentali i senatori gestiscono sempre questi incarichi prima del loro ingresso in senato, si tratti o meno di homines novi, ma nelle provincie greche e in Italia si rilevano ambedue le situazioni.
Per limitarci a tre esempi di senatori italiani, C. Iulius Iulianus è stato IIII-vir quinquennalis iure dicundo a Blera prima di cominciare la carriera senatoriale (CIL XI 3337), ma M. Acilius Glabrio Cn. Cornelius Severus è attestato come quinquennalis designato su una iscrizione di Tivoli (CIL XIV 4237 = D. 1072) dopo il suo ordinario consolato del 152 e L. Vettius Statura ha rivestito il quattuorvirato quinquennale di Urvinum Ma(e)taurense dopo la pretura (CIL XI 6054)
Tuttavia nella maggior parte dei casi noi siamo troppo mal informati perchè di solito le iscrizioni non sono affatto incise in ordine cronologico, ma la carriera senatoria e le carriere municipali formano due gruppi distinti, redatti a volte in ordine diretto oppure altre volte in ordine inverso all’interno di ciascun gruppo.
Quasi sempre le magistrature municipali sono confinate alla fine dei testi, cosa che non ci lascia quasi alcuna possibilità di conoscere il momento in cui queste funzioni sono state esercitate, tanto più che un certo numero di questi personaggi sono patrizi e pertanto non possono essere considerati uomini nuovi.
L’interesse dei patrizi per la gestione di questi incarichi nelle città dei dintorni di Roma dimostra che apportavano vantaggi ai senatori, assicuravano loro posizioni politiche locali non irrilevanti a fronte di un ben limitato impegno di presenza personale.
Allo stato attuale delle conoscenze non abbiamo alcuna possibilità di sapere con certezza quando Sex. Tadius Lusius Nepos Paullinus ha gestito le sue funzioni municipali. Di certo nel testo n. 1, dove la sua carriera senatoriale è riportata nell’ordine inverso, queste sono bene incise alla fine dell’iscrizione, dunque proprio dopo il primo incarico senatorio, cosa che ci potrebbe portare a pensare che si sia in presenza di un uomo nuovo che inizia con l’ intraprendere una carriera municipale.
Ma, come abbiamo visto prima, non è affatto sicuro che tale disposizione sulla lapide abbia il minimo valore cronologico.
Del pari, la circostanza che noi conosciamo solamente tre altri senatori che portano il gentilizio Tadius, i polionimi

  • C. Fufius Iunius Tadius Mefitanus, fratello arvale nel 78, 80 e 81 e presidente del collegio nell’81 (CIL VI 2056 1.2 e 22, 2059 1,5,15,38, 2060 1,21, 32362),
  • M. Herennius Faustus Tib. Iulius Clemens Tadius Flaccus console nel 121 (CIL III 52),
  • e Sex Tadius Simplex, legato di Augusto nella provincia della Spagna Citeriore nel III secolo (CIL II 4166),

non assume particolare significato e non ci autorizza ad affermare che egli ha ottenuto il laticlavio e ha passato sotto silenzio questo riconoscimento poichè non aveva alcun interesse a sottolineare la mediocrità della sua nascita. Insieme a W. Eck attendiamo la scoperta di altri documenti per esprimere una opinione definitiva.
La carriera senatoriate di Sex. Tadius Lusius Nepos Paullinus è nettamente delineata nelle due epigrafi, ma queste non forniscono affatto indicazioni cronologiche e perciò è difficile collocarla nel tempo con una certa precisione, cosa che forse spiega lo scarso interesse dei miei predecessori.nelle due epigrafi, ma queste non forniscono affatto indicazioni cronologiche e perciò è difficile collocarla nel tempo con una certa precisione, cosa che forse spiega lo scarso interesse dei miei predecessori.
Giovane di buona nobiltà, egli incomincia onorevolmente con l’incarico di decenviro con funzioni giurisdizionali, posto che gli garantisce il secondo livello tra di incarichi del vigintivirato e lo indirizza prevalentemente ad una carriera amministrativa ( N.d.T. L’incarico di octoviro svolto o a Trebula Mutuesca o in altra città sabina - che potrebbe essere Aufidena - per due volte e la funzione di quinquennale, per gli adempimenti finalizzati al censimento, costituisce già un periodo di impegno amministrativo di qualche anno).
Egli compie il suo servizio militare come tribuno militare nella legione IIII Flavia Felice, il cui dislocamento è cambiato in diverse riprese, e successivamente accompagna come questore il proconsole della provincia del Ponto e Bitinia (N.d.T. Per poter ottenere l’incarico di questore occorreva dimostrare di aver espletato servizio militare nelle legioni per almeno un decennio e di aver raggiunto almeno il trentesimo o trentunesimo anno di età).
Rientrato a Roma egli ricopre in successione le magistrature dell’edilità curule e della pretura e per questo incarico ebbe l’onore non trascurabile di essere scelto come candidato, per iniziativa di un non noto imperatore (N.d.T. Vespasiano o Traiano?). Peraltro, dopo avergli manifestato così apertamente il suo apprezzamento, il principe non ebbe più a cercarlo durante la sua lunga carriera pretorile e si disinteressò della sua sorte, cosa abbastanza rara che merita di essere sottolineata. Forse, bisogna pensare, davanti a questa “anomalia”, che l’imperatore nel frattempo sia cambiato.
Per il suo primo incarico pretorile, egli è al seguito di un suo parente prossimo o grande amico, come legato, nella provincia senatoriale pretorile di Macedonia.
Sempre come pretore legato egli accompagnò successivamente il proconsole della provincia senatoria consolare di Asia, cosa che dimostra che egli aveva nell’ambiente senatoriale assai validi sostenitori, poichè il proconsole dell’Asia era un personaggio di livello considerevole e far parte del suo stato maggiore non doveva essere privo di interesse.
Peraltro, al suo ritorno a Roma, dovette accontentarsi del modesto incarico di responsabile della distribuzione del grano agli aventi diritto della città eterna (praefectus frumenti dandi).
Al termine di questo suo mandato egli ha accompagnato sempre come pretore legato un altro grande personaggio, il proconsole d’Africa.
Dopo questa serie di incarichi come legato, inframezzati da un solo incarico romano di modesta importanza, quattro incarichi che dovrebbero averlo occupato durante i cinque anni regolamentari, egli può partecipare al sorteggio per l’assegnazione delle provincie senatorie pretorili. Sfortunatamente egli riceve in sorte la modesta provincia di Creta-Cirenaica.
Sorpreso dalla morte egli non avrebbe avuto il tempo di raggiungere la sede del suo incarico. ( N.d.T. L’autore esclude che l’epigrafe possa essere stata redatta al rientro di Sesto Tadio in Italia dopo aver espletato l’incarico di proconsole della provincia di Creta - Cirenaica.)
Lungo la sua breve carriera (N.d.T. A ben considerare la carriera iniziata con l’incarico di tribuno - almeno un decennio - nella legione IIII Flavia Felice - intorno al 70 d.C.- prosegue con il periodo di almeno un anno come questore, di un lungo periodo come pretore, carica alla quale è candidato per iniziativa imperiale - non prima del 98 d.C. — poi di legato e successivamente di prefetto e quindi come edile curule, oltre al periodo delle magistrature municipali - decenviro, due volte octoviro e una quinquennale - potrebbe totalizzare in complesso circa una trentina di anni di attività e pertanto non tanto breve), curule oltre al periodo delle magistrature municipali - decenviro, due volte octoviro e una quinquennale - potrebbe totalizzare in complesso una trentina di anni di attività e pertanto non tanto breve), l’incarico di tribuno - almeno un decennio - nella legione IIII Flavia Felice - intorno al 70 d.C.- prosegue con il periodo di almeno un anno come questore, di un lungo periodo come pretore, carica alla quale è candidato per iniziativa imperiale - non prima del 98 d.C. — poi di legato e successivamente di prefetto e quindi come edile curule, oltre al periodo delle magistrature municipali - decenviro, due volte octoviro e una quinquennale - potrebbe totalizzare in complesso circa una trentina di anni di attività e pertanto non tanto breve), curule oltre al periodo delle magistrature municipali - decenviro, due volte octoviro e una quinquennale - potrebbe totalizzare in complesso una trentina di anni di attività e pertanto non tanto breve),
Sex. Tadius Lusius Nepos Paullinus, in sostanza ha svolto incarichi di carattere squisitamente civile dipendenti dall’autorità del senato, dove egli doveva avere appoggi molto solidi.
Resta il problema della data da attribuire a questi due documenti. In realtà i nostri predecessori si sono ben guardati dal pronunciarsi e, a dire il vero, non è un compito facile perchè noi non disponiamo che di tre elementi cronologici relativamente imprecisi:

  • il tribunato laticlavo della legione IIII Flavia felice,
  • la questura della provincia del Ponto-Bitynia,
  • e la menzione della candidatura imperiale per la pretura, in quanto non è più possibile ritenere la prefettura per la distribuzione del grano alla plebe romana come elemento di datazione.

Fino a questi ultimi anni, fondandosi sugli studi di D. Van Berchem (Les distribution de blè et d’argent à la plebe romaine sous l’empire, Geneve 1939, 72-77) le cui conclusioni sono state accettate da H. G. Pflaum, si riteneva che la serie dei praefecti frumenti dandi ex senatus consulto si era interrotta tra il regno di Claudio e Nerva.
A seguito delle importanti trasformazioni apportate nel sistema delle distribuzioni di frumento, Claudio aveva preso a carico delle finanze imperiali le spese conseguenti a tali distribuzioni di grano, fino a quel momento a carico del senato. Di conseguenza egli aveva soppresso la carica di prefetti senatoriali per la distribuzione del frumento e, in assenza di funzionari imperiali da incaricare per questa funzione, le frumentazioni sarebbero passate sotto il controllo dei prefetti dell’annona.
A sostegno di questa tesi gli studiosi svizzeri si fondano da una parte sul fatto che tra il 54 e il 97 c’è una lacuna nei fasti dei prefetti, lacuna peraltro più rilevante per il fatto che sia in precedenza che successivamente questi fasti sono abbastanza continui; e d’altra parte sull’esistenza di una moneta di Nerva con la dicitura “plebei urbanae frumento constitutio” che secondo loro porta la prova della ridistribuzione del grano sotto il controllo del senato.
Tuttavia numerosi altri studiosi hanno contestato vigorosamente questa tesi con solidi argomenti che ci hanno condotto a dubitare molto seriamente della validità di tale criterio di datazione
Recentemente R. Syme è venuto a portare un importante contributo, proponendo una nuova datazione del tutto plausibile della carriera di L. Cesennius Sospes. Secondo lo studioso inglese dopo la morte del governatore della Cappadocia-Galazia, L. Antistius Rusticus, Sospes avrebbe governato nel 94 la Galazia temporaneamente staccata dalla Cappadocia. Prima di ottenere questo incarico di governo, per qualche verso eccezionale, ultimo incarico conosciuto della sua carriera pretorile, egli era stato in successione praefectus frumenti dando, curator coloniorum et municipiorum e legato della legione XIII Gemina nel 92 in occasione della guerra della guerra contro i Sarmati Iazigi. La sua gestione della cassa per la distribuzione del grano alla plebe romana sarebbe assolutamente anteriore al 97 (N.d.T. Rectius al 94).
Diventa pertanto sempre più difficile mantenere questa funzione come criterio di datazione della carriera di Sex. Tadius Lusius Nepos Paullinus e da parte nostra noi non la riterremo più utilizzabile (N.d.T. Peraltro se si colloca l’inizio dell’attività di Sesto Tadio, come tribuno militare, a un momento successivo all’anno 70, la funzione di prefetto f.d., che deve essere stata espletata dopo il rientro dall’Asia, non può essere datata che dopo il 98 e cioè dopo l’inizio del regno di Traiano).
Ritorniamo quindi agli altri tre elementi:
La legione IIII Flavia Felice ( N.d.T. Esisteva la legione IIII Flavia e la legione IIII Flavia Felice; inoltre nelle truppe speciali erano incluse l’Ala Flavia Britannica e l’Ala II Flavia; tutte queste omonimie non favoriscono la chiarezza delle notizie) era stata creata da Vespasiano nel 70, e all’inizio era stata acquartierata a Burnum ( N.d.T. Durante il regno di Nerone era rimasta l’unica legione nella provincia) in Dalmazia dove ha costituito la guarnigione della provincia fino all’86.
Da qui, (N.d.T. Per disposizione di Domiziano dopo la disfatta di Cornelius Fuscus la legione IV Flavia Felice fu inviata contro i Daci - E. Luttwak, La grande strategia dell’impero romano, p.119), passò nella Mesia Superiore per rimpiazzare a Viminacium la legione V Alauda, che era stata annientata.
La Legione IIII Flavia Felice cambia di guarnigione verso il 90 e costruisce il campo di Ratiara per partecipare alle guerre daciche. Poco dopo essa fa parte della prima guarnigione della Dacia. ma la localizzazione e i movimenti dei vari corpi delle truppe nel corso delle guerre daciche e dopo la conquista sfuggono ancora alla nostra conoscenza.
In una data sconosciuta essa è trasferita a Singidunum, in Mesia Superiore.
Tribuno di questa legione Sex. Tadius Lusius Nepos Paullinus non ha potuto debuttare prima dell’anno 70 (N.d.T. Traiano prima di pervenire all’impero era stato per dieci anni Tribunus militum sotto il comando del padre governatore della provincia d’Asia).
Infatti bisogna arretrare almeno di qualche anno la data dell’inizio della sua carriera perchè egli ha (N.d.T. acquisito e messo in evidenza) il titolo di pretore candidato, titolo che allo stesso modo di quello di questore candidato non compare prima dell’inizio del regno di Traiano (N.d.T. 98-117) (M. Cebeillac, Les quaestores principis et candidati aux I et IIè siecle, Milan 1972, 169-343).
In base agli elementi di cui disponiamo non è possibile essere più precisi e appare ragionevole di proporre il regno di Nerva (N.d.T. 96-98) o di Traiano come terminus post quem della carriera di Sex. Tadius Lusius Nepos Paullinus.
La questura del Ponto- Bitinia ci fornisce il terminus ante quem (N.d.T. L’amministratore era di nomina senatoria La città di Eraclea era un porto importante con un commercio notevole. La presenza ad Eraclea di Mulvia Placida, la moglie del questore Sesto Tadio, che evidentemente aveva tra i servitori la nutrice e la sua famiglia, dovrebbe essere collocata nel periodo del regno di Vespasiano - 69 / 79 e così acquista senso la villa rustica a San Salvatore Maggiore, il fundus Boianum, lungo la strada antica - via Cecilia - che collegava Trebula Mutuesca con Cutilia, dove esisteva la residenza estiva di Vespasiano, che poi ebbe a morirvi, e dei Flavi. Verso l’anno 72 d.C. Vespasiano annette del tutto il Ponto all’impero romano, e alcuni anni dopo Traiano inviò Plinio il giovane a governare il Ponto Polemaico).
È certamente negli anni 162-165 che Marco Aurelio ha tolto questa provincia all’amministrazione del senato e l’ha fatto passare sotto il controllo diretto dell’amministrazione imperiale, ....Hedius Rufus Lollianus, il primo legato di Augusto pro pretore della provincia è attestato nel 165. Ma, come ha proposto G. Barbieri (L’amministrazione delle provincie Ponto-Bitynia e Licia Panfilia nel II secolo d.C., RFIC 16, 1938, 365-370 - G. Molisani, Il governo della Licia Panfilia nell’età di Marco Aurelio, RFIC 105, 1977, 166-178) bisogna forse avanzare la nuova organizzazione di qualche anno e legarla alla guerra partica.
Dopo l’inizio della guerra contro i Parti, la provincia del Ponto-Bitinia acquista una grande importanza perché i rifornimenti dell’armata di Cappadocia e delle truppe romane operanti nella regione del Caucaso transitavano per la strada costiera del Ponto e utilizzavano i porti pontici. Ne è prova la creazione in questo periodo della carica di praepositus orae gentium Ponti Polemoni.
Per far fronte a questi numerosi problemi l’amministrazione imperiale diretta, forse effettiva dal 162 (?), ha dovuto dunque rivelarsi molto più efficace dell’amministrazione dei proconsoli senatori che venivano cambiati ogni anno .
L’esame della carriera di Sex. Tadius Lusius Nepos Paullinus non ha permesso di poter precisare le sue parentele. Certo egli ha gestito diverse legazioni proconsolari, cosa che ricorre spesso nel caso degli uomini nuovi, ma due di quelle tre legazioni sono stato esercitate al seguito dei proconsoli d’Asia e d’Africa, cose che si rileva meno di frequente e non permette di essere così categorici. Forse egli si è accontentato di questi incarichi onorifici perché non ignorava che le sue attitudini non gli permettevano di aspirare a brillanti promozioni
(N.d.T. Il quadro cronologico di riferimento per la carriera di Sesto Tadio tuttavia, se per ipotesi la carriera municipale fosse anteriore a quella senatoriale, potrebbe utilizzare i seguenti elementi di massima

  • decemviro stilitibus iudicandis a Roma in totale almeno quattro anni a partire dall’età di circa venti anni
  • prima dell’anno 70 d.C. Carriera municipale come ottoviro per due volte e come quinquennale
  • tribuno militum in Dalmazia nella legione IIII f. f dopo il 70, per dieci anni, dall’età di ventiquattro anni
  • questore in Ponto - Bitinia per un anno, dopo l’80, all’età di almeno trentaquattro anni,
  • pretore candidato a Roma ed eletto, dopo l’anno 98, all’età di circa 52 anni almeno un anno
  • legato propretore della provincia di Africa, un anno
  • prefetto a Roma per la distribuzione di frumento, un anno
  • legato propretore della provincia di Asia, un anno
  • propretore della provincia di Macedonia, un anno
  • edile curule a Roma, un anno
  • proconsole scelto a sorte per la prov. di Creta e Cirenaica all’età di circa 57 anni

In totale potremmo avere una attività durata, come minimo, -nel caso di espletamento del proconsolato a Creta per un anno-, ventuno anni e come massimo trentotto anni, pertanto va considerato che il nostro Sesto Tadio, se fosse nato intorno all’anno 46, se fosse stato candidato pretore intorno all’anno 98 e se fosse tornato da Creta dopo il 104, dopo un così lungo periodo all’estero, in Oriente, all’età di circa 58 anni ad occuparsi della sua villa rustica in Sabina non sarebbe stato considerato un giovane pensionato.
Meno facile appare formulare una ipotesi di quadro cronologico nel caso in cui l’incarico municipale di ottoviro a Trebula Mutuesca oppure in altro centro sabino della zona intorno alla sua villa, perchè in tal caso non avrebbe spazio l’incarico proconsolare nella provincia di Creta e Cirenaica per la sovrapposizione non consentita nelle due funzioni.
Al contrario, il soggiorno presso la villa, alla conclusione della carriera a Roma, renderebbe più plausibile l’incarico municipale al termine della funzione proconsolare espletata e completata, non soltanto ipotizzata come incarico prima di morire.)


© 2003, 2006 Giuseppe Chisari
Creato il: 21/08/2003