Fig. n. 24
Presso il museo di Adrano, questa bella vetrina espone diversi oggetti insieme ad un grande pithos, recipiente destinato a conservare liquidi o cereali. Sono in evidenza le mazze di pietra utilizzate con appropriate legature a manici in legno e uno dei piani leggermente concavi da servire per la frantumazione dei grani, di frumento e orzo, con il mattone di terracotta che, strisciando sui cereali, frantumava e preparava il prodotto per il consumo.
Lo studioso, o anche il curioso, come chi scrive, guarda la vetrina e osserva i diversi oggetti. Riflette: chiaramente questi oggetti sono il frutto di una svolta tecnica ragionata, nata nella mente di qualcuno, nel momento in cui si accorge che servirsi di un sasso legato ad un manico era più efficace e dava più risultati del sasso scheggiato e affilato tenuto in mano, utilizzato per cacciare gli animali di cui cibarsi.
Poi, un altro si avvede che le bacche e i frutti sono utili al sostentamento e che da alcune piante si ricavano spighe contenenti grani utili per l’alimentazione. Il passaggio verso una varietà di usi dei grani alimentari porta rapidamente alla ricerca di uno strumento utile a frantumare i grani ed ecco la macina in primo piano, ricavata dall’argilla modellata e cotta; ovviamente la pietra era più difficile da lavorare.
Era utile conservare i prodotti agricoli, e allora, gli artigiani dell’argilla si impegnano a soddisfare la richiesta dei clienti, costruendo recipienti nelle dimensioni richieste e ritenute adatte.
Non siamo ancora pervenuti all’era dei metalli, rame, bronzo, ferro.
La vetrina riassume un’evoluzione storica, sociale e tecnica rilevantissima.
Il piccolo museo di Adrano appare ricco di importanti reperti, preparati con cura appassionata dal prof. Saro Franco, che gli studenti del Liceo G. Verga di Adrano ricorderanno con simpatia. L’ultima immagine del prof. Franco lo vede al lavoro nella stanzetta del suo museo, concentrato nella preparazione di schede, tabelle e schemi, pensati per facilitare i visitatori, per consentire loro di capire quello che avevano sotto gli occhi e per aprire la mente alla passione per la propria terra e alla storia del passato.
Fig. n. 25: Reperto archeologico esposto nel museo di Adrano.
Si tratta di un contenitore di terracotta con impressi i segni della ruota solare, in tempi recenti chiamati svastiche, e in antico ritenuti segni magici con effetti positivi sul possessore e sul contenuto del recipiente, rinvenuto in una grotta (Scilà) nei pressi di Biancavilla, dove si è trovato un ricovero di genti dell’epoca del bronzo antico, epoca che ebbe sviluppo tra l’anno 2200 a. C. e il 1400 a. C.
Fig. n. 26: Vaso in ceramica monocroma rossa, dello stile di Diana rinvenuto in territorio di Biancavilla, senza altri particolari, esposto nel museo di Siracusa.
Si tratta di un reperto che va assegnato all’epoca immediatamente successiva all’epoca neolitica, all’età del rame, momento che differenzia nettamente l’evoluzione umana, che si sviluppa dall’uso degli attrezzi di pietra verso la ricerca e l’uso dei metalli. Segno distintivo del passaggio, secondo gli studiosi, che hanno ritrovato molti esemplari di questa evoluzione culturale e sociale su una pianura dell’isola di Lipari, sono il tipo di ceramica, la decorazione, i manici a rocchetto e la diffusione in ampie zone della Sicilia.
Fig. n. 27: Il frammento documenta l’esistenza di un grande vaso decorato nello stile castellucciano, la c.d. ceramica piumata.