Torniamo un poco indietro nel tempo. Numerosi sono gli scrittori che si sono interessati alla storia della Sicilia in ogni tempo. Non pochi sono quelli qualificati, ma non mancano quelli che maggiormente hanno lavorato di fantasia, riportando leggende e fatti favolosi.
Tra i più accreditati è Diodoro di Agira. Da lui, con la conferma di altri storici, sappiamo che il siracusano Gerone I, fratello di Gelone e suo successore, nell’anno 476 a.C., invase Katane, la rinominò Aitna e la ripopolò di siracusani e di nuovi immigrati greci. Volle essere chiamato Gerone Etneo, vi si trasferì e vi morì nel periodo della LXXVIII olimpiade.
Sappiamo anche che la popolazione di Katane, vinta, fu deportata verso un villaggio di Siculi, all’interno, non molto lontano, già esistente e conosciuto, chiamato Aitna, lungo il corso del fiume Simeto. Altri dicono Leonzio o Lentini.
Ebbe così inizio il tempo del predominio di Siracusa, prima sulla Sicilia e poi su buona parte del Mediterraneo.
Gli elementi da sottolineare sono:
- al tempo in cui Gerone I, nell’anno 476 a.C., attaccò Katane, città sul mare, esisteva già un villaggio all’interno, sulla piana del Simeto, conosciuto con il nome di Aitna;
- il villaggio era abitato da siculi, i quali, nel momento in cui arrivarono i profughi provenienti da Katane, fecero loro posto e si dimostrarono ospitali;
Gerone prende il nome di quel centro abitato dell’interno e lo impone alla città conquistata; - chi scrive fa parte di quelli che pensano che tanto fu possibile poiché il centro abitato dell’interno era adiacente ad un altro insediamento conosciuto come Inessa e pertanto l’operazione non appariva come un grave danno;
- Non è da escludere, sulla base della constatazione dell’esistenza di tracce archeologiche di materiali da attribuire all’epoca della cultura di Pantalica, che in Inessa vivessero ancora famiglie di sicani, rimaste nella zona dopo che la maggior parte di persone di questo gruppo, che in precedenza aveva abitato l’area intorno all’Etna, aveva preferito abbandonare le pendici del vulcano, spaventato e infastidito dai fenomeni eruttivi e dai terremoti, secondo quanto tramandano gli antichi storici;
- La denominazione di Inessa connotò l’intero insediamento, ma l’antico nome di Aitna di una parte dell’abitato non fu dimenticato e, anzi, rimase nella memoria di molti, tanto che, quando si ripresentò l’occasione, gli appartenenti a quel gruppo etnico se ne riappropriarono;
- appare evidente, avendo presente la topografia di figura 2, che il luogo dove oggi si ritrovano Poggio Cocola, Monte Castellaccio e la zona di masseria Poira, costituiva un punto idoneo all’insediamento umano, dove era facile arroccarsi e tenere sotto controllo l’area circostante.
- i siracusani, come tutti i popoli antichi, quando conquistavano una località, vendevano come schiavi le persone catturate, poiché le imprese guerresche dovevano portare utilità economica, e in particolare la necessità di braccia rendeva preziosa la mano d’opera servile e particolarmente vantaggioso sul piano economico non sprecare le vite umane.