È una tecnica per tentare il recupero di elementi ricaricabili, al Ni-Cd o Ni-Mh ancora non completamente andati. È eccezionale soprattutto per le batterie di cui osservate una tendenza a scaricarsi rapidamente o che non si ricaricano affatto pur essendo ancora giovani; la tecnica consiste nel "bruciare" tutte le vie di fuga delle corrente interne alla batteria, dando una "bella smossa" (elettricamente parlando) al tutto.
Più tecnicamente parlando, con l'utilizzo all'interno dell'elemento si formano dei sottilissimi "baffi" di metallo, che mettendo in cortocicuito delle piccole aree ne riducono la capacità o la fanno scaricare rapidamente. Applicando una forte corrente "vaporizziamo" questi "baffi", e se questi erano il solo problema la batteria torna come nuova.
Come si fa? Si prende un GROSSO condensatore elettrolitico, a tensione massima di una ventina di volt - io ne uso uno da 150.000 microfarad, 10 volt - si, avete letto bene. L'ho trovato in un'antica stampante di un centro di calcolo. È alto più di dieci centimetri, con un diametro di 6-7 -. Lo si attacca in parallelo ad un alimentatore - da dieci volt nel mio caso -, e, quando il condensatore è bello carico (ci mette cira due secondi con un alimentatore da 3 Ampere), attraverso un filo molto grosso lo si scarica (forse sarebbe più esatto dire cortocircuita) sull'elemento (singolo, non sulla batteria) da trattare, positivo su positivo, con grosso sviluppo di scintille e fuochi d'artificio. Si ripete il trattamento tre o quattro volte. La cosa strana è che alcuni elementi hanno una piccola vibrazione, insomma fanno come un'aragosta buttata nella pentola dell'acqua bollente; ma tanto è sufficiente a ringiovanirle, a volte in modo notevole. Solo sulla batteria Ni-Mh durata un anno e mezzo di ricariche quotidiane questo trattamento non ha praticamente funzionato; come se mi avesse detto "Beh? Che altro pretendi?".