Palloni gonfiati

Il pallone aerostatico è tutt'altro che morto; è un sorprendente strumento che consente di raggiungere facilmente quote al limite dello spazio, facendo cose incredibili. Questa serie di articoli ne descrive gli aspetti sia commerciali che amatoriali.

Palloni gonfiati (prima parte)

Da "Micro & Personal Computer" - Rubrica "PC & Radio"- Settembre 1997

Palloni gonfiati (prima parte)

Questa rubrica si è sempre occupata di satelliti, e con particolare attenzione di satelliti radioamatoriali. Ebbene, vi sembrerà curioso, ma i satelliti stanno cominciando a subire una concorrenza inaspettata: quella dei palloni aerostatici d'alta quota...

di Mario Chisari IW0CDT

Quando, nei primi decenni di questo secolo, la battaglia per la conquista dei cieli fu vinta dagli aeroplani, gli aerostati sembravano destinati all'oblio, o al massimo alla cura di qualche nostalgico. Ed in effetti, a parte il fascino del viaggiare "più leggeri dell'aria", e l'utilizzo come sonde atmosferiche, sembrava che i palloni aerostatici avessero ben poco da dire nell'impiego pratico. Ed invece, insospettatamente, essi si trovano oggi a fare concorrenza ad altre creature volanti, i satelliti, appunto; la semplicità del lancio di palloni e la loro relativa vicinanza alla terra ne fanno gli strumenti ideali per saziare la fame di comunicazioni sempre più globali che caratterizza la nostra civiltà.

IL FUTURO DEL PALLONE

In molte applicazioni un pallone ad alta quota può diventare enormemente meno costoso ed offrire le stesse potenzialità, se non più, di un satellite in orbita bassa. Chiaramente ci sono dei problemi: ad esempio il caso in cui si debba rimanere fisso ripetto alla terra (geostazionario), ma come si può vedere nel riquadro, sono già state pensate le soluzioni. Anche il peso non rappresenta affatto un problema, se si considera che sono normalmente lanciati palloni con carichi di 3-4 tonnellate.

Tanto per rendersi conto di come possano essere posizionati questi strumenti, considerate che un satellite in orbita bassa (i cosiddetti LEO, Low Earth Orbit) possono scendere fino a 130-140 Km di quota, mentre un pallone può salire fino a 40-60 Km. Un satellite geostazionario, per ragioni di cinematica celeste, deve per forza trovarsi a 36.000 Km. di quota; è facile immaginare che è decisamente più semplice la comunicazione tra la terra ed un pallone od un LEO rispetto ad un satellite geostazionario.

Per compensare la maggiore distanza, infatti, un satellite geostazionario deve disporre di trasmettitori più potenti, quindi di più pannelli solari per alimentarli; inoltre, ha bisogno di razzi stabilizzatori per mantenersi nella sua posizione in caso di perturbazioni.

Un pallone sonda non ha bisogno di tutto ciò: è molto vicino alle nostre teste, e si muove seguendo i venti d'alta quota che, a differenza di quelli a cui siamo abituati noi che viviamo sulla superficie del pianeta, sono relativamente costanti e risentono poco dell'orografia terrestre (la più alta montagna, di 9 Km., è poca cosa a 60 Km. di quota). Se dotato di motori adatti, può mantenersi fermo rispetto alla terra ma ad una quota non solo più bassa di un satellite geostazionario, ma perfino di un LEO. In altre parole, unisce i vantaggi dei satelliti geostazionari e dei LEO, senza averne gli svantaggi.

Altro vantaggio non da poco è che è possibile far scendere sulla terra l'aerostato senza eccessive difficoltà, impiegando un paracadute o controllando il gas nel pallone. Considerando l'affidabilità richiesta, ed il costo conseguente, dalle apparecchiature di telecomunicazione satellitare, è facile immaginare il vantaggio di tale soluzione: se si guasta un apparato, in gran parte dei casi sarà possibile comandarne la discesa, riparalo, e rilanciarlo.

Il lancio stesso, la fase più pericolosa dell'intero ciclo di vita di un satellite (basta vedere quante esplosioni si sono verificati sul vettore di satelliti Ariane dell'ESA), con un pallone è quasi completamente senza rischi, ed a costo notevolmente inferiore. Se qualcosa non va, comunque, c'è sempre la discesa...

ECOLOGIA SPAZIALE

C'è infine un vantaggio non secondario nell'impiego di palloni d'alta quota: l'evitare l'affollamento di relitti spaziali attorno al nostro pianeta. Se si considera che attorno al nostro pianeta si trovano attualmente più di cento satelliti artificiali per gli impieghi più disparati e di tutte le dimensioni, e che le loro vite operative sono generalmente intorno ai dieci anni, è facile immaginare che col tempo attorno al nostro pianeta si raccoglieranno migliaia di carcasse di satelliti non più controllabili. Se in genere i LEO finiscono per rientrare nell'atmosfera ed incendiarsi, ciò non è più vero per i satelliti a quote maggiori.

Per quanto lo spazio sia grande, questo problema non è così trascurabile, se è vero che le agenzie spaziali hanno studiato un accordo per alleviarlo, nel caso dei satelliti geostazionari. Al termine della vita operativa del satellite, gli ultimi residui di carburante saranno impiegati per spostarlo fuori dall'orbita, in modo da ridurre il rischio di collisione con i "colleghi" in funzione.

Ma come abbiamo detto, tutti questi problemi sarebbero eliminati con l'impiego di una rete di palloni d'alta quota.

ALTA QUOTA SENZA PROBLEMI

Ecco perché l'ipotesi di impiegare un pallone ad alta quota al posto di molte applicazioni satellitari appare una soluzione geniale e dagli innumerevoli vantaggi economici. Certo, ad oggi sarebbe impensabile sostituire i satelliti meterologici con palloni; tuttavia, progetti faraonici come il telefono cellulare satellitare Iridium hanno trovato un pericoloso concorrente... Basta leggere del progetto SkyStation per rendersene conto.


Riquadro

SKYSTATION: IL SATELLITE HA I GIORNI CONTATI?

I vantaggi della tecnologia dei palloni ha fatto già nascere un nuovo ambizioso progetto, che si chiama SkyStation. Il progetto consente la trasmissione di dati e voce non più via cavo nè via satellite, ma tramite una rete di palloni aerostatici. Grazie alle attrezzature di telecomunicazione a bordo, sarà possibile offrire servizi sia ad apparecchiature portatili (a 1.5 Mbit al secondo, sufficiente per la televisione digitale), sia ad utilizzatori fissi, fino a 155 Mbit al secondo. La relativa vicinanza dell'aerostato fa sì che sia possibile usare il flusso a 155 Mbit impiegando parabole di soli 13 centimetri di diametro.

La SkyStation (http://www.skystation.com) è la società statunitense che ha progettato il nuovo sistema di telecomunicazione. Ciascun aerostato, riempito di elio ed a struttura "multipallone" (la rottura di un solo pallone causa un decadimento lento e controllabile dell'aerostato), dovrebbe pesare circa 10 tonnellate, e servire un'area di oltre 750.000 chilometri quadrati (in pratica, un cerchio di raggio 450 chilometri) da un'altezza di circa 20/30 chilometri. Il pallone, di dimensioni circa 50x140 metri, è equipaggiato di pannelli solari che possono produrre fino a 157 kilowatt; di questi, 15 saranno impiegati per i trasmettitori di bordo, capaci di mantenere 400.000 canali a 64 KBPS e 1000 canali oltre il megabit. I collegamenti avverranno in banda 47 GHz, recentemente assegnata alla sperimentazione di questo tipo di servizi.

Per mantenersi in posizione, il pallone impiegherà un motore a ioni di concezione proprietaria, che funzionerà quindi ad energia elettrica. Il primo lancio è previsto intorno all'anno 2000.

Un progetto sicuramente ambizioso, che ha notevoli punti di forza e che dovrebbe offrire comunicazioni digitali e telefonici a prezzi fra i più bassi al mondo; ma quanto azzardato? A suo favore testimoniano partner del calibro di Thomson-CSF e la nostra Alenia Aerospazio; la prima produrrà le apparecchiature terminali terrestri, e la seconda i trasmettitori di bordo.

Le maggiori difficoltà appaiono, invece, quelle finanziarie, poiché sarà necessario reperire finanziamenti per qualche miliardo di dollari. Tuttavia, i ridotti costi di esercizio ed i bassi rischi tecnologici ci dicono di fare molta attenzione a questo progetto.


(Le immagini non sono più disponibili... mi dispiace!)

Fig. 1: SkyStation: la rivincita del pallone aerostatico, secondo qualcuno. Grazie ad un pallone sospeso a 20-30 km. di quota sarà possibile usufruire di servizi dati e telefonici, fissi e mobili, a prezzi estremamente competititivi.

Palloni gonfiati amatoriali (seconda parte)

Da "Micro & Personal Computer" - Rubrica "PC & Radio"- Ottobre 1997

Palloni gonfiati amatoriali (seconda parte)

Tra le molteplici "branche" in cui si dilettano i tanti radioamatori al mondo, v'è anche quella del lancio di palloni sonda. Si tratta di un'attività che sta sempre più prendendo piede negli USA, dei cui piaceri comincia ad arrivare l'eco anche da noi. Lanciare la propria sonda non è nè difficile nè costoso, e può essere fonte di notevole divertimento.

di Mario Chisari IW0CDT

L'attività radioamatoriale include interessi di ogni genere; accanto al radioamatore che siamo abituati a vedere mentre, microfono alla mano, scambia discorsi incomprensibili con colleghi in giro per il mondo, ne esistono altri che il microfono l'hanno apparentemente "appeso al chiodo", e si dedicano con passione ad un'attività di sperimentazione tecnologica che non ha molto a che vedere con l'immagine "classica". In queste pagine da anni ne abbiamo la conferma, con la presentazione di tanti aspetti poco noti di questa attività.

E se nella scorsa puntata abbiamo visto che esiste un interesse commerciale non trascurabile verso i palloni sonda, stavolta vedremo un'applicazione più giocosa ma più vicina a noi sperimentatori.

IL PALLONE

Il pallone da utilizzare è un normale modello per lanci meteo, che è possibile reperire presso alcuni rivenditori specializzati. Un pallone di "taglia" 1200 grammi (il peso del pallone stesso) è in grado di sollevare fino a 2,7 chili di strumentazione fino alla quota di 30.000 metri.

Cosa può portarsi di interessante e leggero un pallone in un volo così alto? Innanzitutto, un trasmettitore da qualche Watt, un TNC ed un GPS. Il ricevitore GPS, il cui costo è ormai ridotto a poche centomila lire, sarà in grado di localizzare in ogni istante il pallone fornendo latitudine, longitudine e quota del pallone per tutto il suo volo. Questi dati saranno prelevati dal TNC tramite una porta seriale, e trasmessi ad intervalli regolari tramite la trasmittente. Per farlo, però, è necessario che possa essere programmato per mandare la posizione circa ogni minuto, e che il GPS abbia un'uscita NMEA, una speciale seriale RS-232 a 4800 baud utilizzata su tutta la strumentazione nautica.

Grazie a questa attrezzatura, un ricevitore ed un altro TNC collegati al computer saranno sufficienti per tenere traccia da terra, durante le varie ore di volo, della posizione della sonda.

Occorre però tenere presente che i ricevitori GPS acquistabili sul mercato hanno una precisione deliberatemente ridotta a circa 100-120 metri, sia orizzontalmente che verticalmente, per evitare usi militari del sistema al di fuori degli USA.

L'effetto è che si vedrà la posizione, o l'ascesa, non muoversi linearmente, ma con salti di ampiezza più o meno grande. Inoltre, sempre i GPS di uso comune hanno un limite di velocità a 99 miglia o chilometri l'ora per impedirne un uso aeronautico, non autorizzato.

Un'altra possibilità è quella di costruirsi un altimetro elettronico utilizzando un trasduttore in grado di convertire la pressione dell'aria in un segnale elettrico, che verrà digitalizzato e convertito in dati da un apposito circuito. Il problema è procurarsi il trasduttore, reperibile solo presso pochi costruttori e distributori di materiale elettronico specializzato. In compenso, per utilizzarlo già circolano tra gli appassionati alcuni schemi adatti all'impiego di cui ci occupiamo.

ENERGIA DI BORDO

L'intero volo può durare 6 ore, ed altrettanto può essere il tempo necessario per localizzare il carico strumentale del pallone una volta tornato a terra.

Su tali durate va dunque tarata l'energia a bordo. Le uniche batterie che forniscono molta energia e pesano poco sono quelle al litio. Purtroppo sono anche quelle più costose; per fortuna degli statunitensi, negli USA è possibile acquistare quelle smesse dall'esercito, che le sostituisce quando superano la data di scadenza nominale ma sono ancora perfettamente funzionanti. E da noi? Probabilmente il nostro esercito non dismette grosse quantità di pile al litio, ma, come per tutta l'altra attrezzatura di cui parleremo in questo articolo, c'è sempre Internet; è quindi sempre possibile tentare l'acquisto oltreoceano in un negozio virtuale grazie alla "rete"...

IL COMPUTER DI BORDO

Se l'unica cosa che vi interessa è ricevere i dati dal GPS, una catena GPS-TNC-trasmettitore è già sufficiente. Ma se il "carico scientifico" della sonda ci sono diversi strumenti di misura da leggere o comandare, come un altimetro elettronico od un termometro per la temperatura interna ed esterna, diventa indispensabile coordinare il flusso dei dati tramite un controllore centrale. Questo controllore centrale, il "computer di bordo", può essere realizzato mediante una scheda a microprocessore. Ne esistono diversi modelli, dal costo di poche decine di dollari, che possono incorporare parecchie linee di ingresso/uscita per comandare strumenti esterni, porte seriali per acquisire dati da GPS e similari, e convertitori analogico/digitali per leggere ad esempio i dati dell'altimetro a trasduttore. Ve ne sono di diverse dimensioni, la più piccola è poco più grande di due francobolli. Per comodità di programmazione conviene optare per quelle dotate di un interprete in linguaggio Basic. L'alimentazione fornita da una piccola pila da 9 volt può durare alcuni giorni.

Il computer di bordo può occuparsi quindi di registrare temperatura interna ed esterna (tramite due semplici termistori), la quota, la posizione, quindi trasmettere questi dati in codice morse sulle trasmittenti di bordo (mai usarne solo una! E se si guasta o si rompe l'antenna?). Infine, ad ogni trasmissione può scattare una fotografia.

OCCHIO VOLANTE

Oltre ai dati strumentali, la cosa più emozionante ed immediata infatti è poter vedere fotografie scattate in quota. Che aspetto ha la terra vista da 30.000 metri di altezza? Per saperlo, la spesa è molto limitata: è sufficiente una macchina fotografica da 35 mm. compatta di recente costruzione , di quelle completamente automatiche incluso l'avvolgimento automatico della pellicola, dotata di un pulsante di scatto elettronico (oggi lo sono praticamente tutte). Macchine di qualità accettabile hanno un costo abbastanza limitato, ed alcune hanno anche una funzione per scattare una foto ogni dieci minuti. In mancanza di questa, con molta attenzione si può aprire la macchinetta. e saldare due fili in parallelo ai contatti dello scatto. Questi contatti portati fuori dalla macchinetta saranno collegati al computer di bordo o, in mancanza, ad un piccolo temporizzatore elettronico, tarato in modo da dare una breve chiusura del contatto ogni qualche minuto.

Un dubbio che potrebbe cogliere è: conviene dirigere la macchina fotografica verso il basso o lateralmente? Entrambe le scelte hanno il loro fascino. Puntandola in basso avrete un'interessante veduta aerea della vostra zona vista dall'alto, ed è senz'altro interessante riconoscere dall'alto i luoghi a noi noti. Puntandola verso l'orizzonte si noterà che la sonda salirà così in alto che il cielo diventerà nero, mentre si avranno affascinanti e colorate immagini della curvatura dell'orizzonte.


UN SOFFIO DALLO SPAZIO CHE SI VEDE IN TV.

Sono circa le due del pomeriggio, in uno dei primi giorni di ottobre. Stiamo guardando la televisione via satellite, quando cominciamo a notare un debole "effetto neve" che si fa sempre più pronunciato. Dopo aver raggiunto il massimo, in altri pochi minuti scompare. Lo stesso accade per altri due o tre giorni, alla stessa ora, poi nulla. Un attentato? Un guasto momentaneo? L'aereo della compagnia di bandiera o una rondine che hanno preso l'abitudine di passare davanti all'antenna? Nulla di tutto ciò: abbiamo semplicemente assistito ad un elementare fenomeno di radioastronomia. Abbiamo semplicemente scoperto che il Sole è una potente sorgente di rumore radio; grazie al fatto che esso si è trovato esattamente dietro al nostro satellite televisivo, là dove è puntata la nostra antenna, ed ha disturbato le onde del satellite stesso.

E perché proprio adesso? Il giorno 23 settembre è l'equinozio d'autunno. In questa giornata, il sole sorge esattamente ad Est e tramonta esattamente ad Ovest, percorrendo l'intero equatore celeste (l'equatore celeste è la proiezione sulla volta celeste dell'equatore terrestre).

Ora, tutti i satelliti geostazionari (tra cui i vari Astra ed Eutelsat/Hot Bird da cui riceviamo la televisione via satellite) si trovano sul prolungamento dell'equatore terrestre, e quindi ci aspetteremmo che il giorno dell'equinozio il sole passi dietro ad ognuno di essi. In realtà, poiché essi sono relativamente vicini alla Terra, noi che siamo nell'emisfero Nord vediamo i satelliti pochi gradi al di sotto dell'equatore celeste. Succede così che, solo qualche giorno dopo l'equinozio, il sole si trova a passare dietro a tutti i vari satelliti.

Il peggioramento del segnale in termini numerici è calcolabile con qualche conoscenza di fisica in 8 dB, un valore ben evidente. I momenti esatti dell'allineamento sono differenti in tutta la penisola e calcolabili usando un programma di tracciamento astronomico, come Instantrack.

La spiegazione del fenomeno è stata diffusa via Packet da I8CVS.


(Le immagini non sono più disponibili... Mi dispiace!)

Fig. 1: Una splendida immagine presa da una sonda amatoriale a quota 28.000 metri.

Palloni gonfiati amatoriali (terza parte)

Da "Micro & Personal Computer" - Rubrica "PC & Radio"- Novembre 1997

Palloni gonfiati amatoriali (terza parte)

Completiamo il nostro viaggio nella tecnica del lancio di palloni sonda amatoriali, un'attività che speriamo di veder presto diffondersi tra i nostri radioamatori.

di Mario Chisari IW0CDT

La costruzione base di una sonda è semplice: un pallone, collegato tramite una corda all'attacco di un paracadute ed ad un riflettore radar, ed un altro tratto di corda che collega il carico "scientifico". È obbligatorio avere sia il paracadute (altrimenti la sonda in caduta libera si trasformerebbe in un killer micidiale!), sia il riflettore radar, una costruzione a forma di cilindro o di cubo che riflette le onde radio, rendendo la sonda visibile sul radar di tutti gli aerei. Il riflettore radar dovrà essere realizzato in materiale ultraleggero, mylar ricoperto di un sottile strato di alluminio, e non di alluminio pieno, altrimenti risulterà troppo pesante.

Al termine del tutto, come già detto, sarà appeso il carico. È necessario isolare dal freddo tutta la strumentazione (la temperatura dell'aria scenderà fino a -60°), e per questo la cosa migliore se si possa usare è... un buon contenitore in polistirolo espanso, di quelli per portare in spiaggia le bevande. Occorre sigillare con nastro adesivo il coperchio e le aperture da cui fuoriescono antenne e strumenti, ma senza esagerare: all'interno infatti trasmettitori e apparecchiature generano calore, e potremmo incorrere nel problema opposto.

Vedremo che, per facilitare il ritrovamento ed il recupero del carico, è utile porre all'esterno del contenitore un segnalatore acustico, che emetta un "bip bip" per ritrovare la sonda anche tra sterpaglie e rovi. È saggio anche fare sì che tale segnalatore possa essere spento mediante un ben visibile interruttore esterno: una volta una sonda fu ritrovata da un contadino che, per attenuare il rumore, mise la sonda in un contenitore metallico che impediva l'uscita delle radioonde, rendendo impossibile la localizzazione. Per fortuna sulla sonda era ben indicato nome, indirizzo e numero di telefono del lanciatore (pratica altamente raccomandabile)... È anche consigliabile porre un'etichetta che offra 50 o 100 mila lire di ricompensa a chi restituisce l'oggetto, è comunque conveniente visto il costo del contenuto.

Viceversa, NON mettete alcun interruttore che possa spegnere i trasmettitori di bordo, che dovranno rimanere accesi fino al ritrovamento da parte del lanciatore. Infine, scrivete in modo ben visibile all'esterno "Trasmettitore radioamatoriale non pericoloso". Molta gente si preoccupa vedendo piovere dal cielo un oggetto misterioso irto di antenne che emette un sinistro "bip bip".

ASPETTI BUROCRATICI

Il lancio di una sonda amatoriale non è operazione che può essere effettuata liberamente. Negli USA, dove esistono diversi gruppi di radioamatori dediti a questa attività, esiste una procedura ben precisa: occorre avvisare l'ufficio dell'aviazione competente un mese prima dando tutti i particolari del lancio, quindi confermare 24 ore prima del lancio, in modo da permettere l'emissione di un avviso per gli aviatori. Poiché è richiesto anche il percorso previsto, è utile chiamare gli uffici meteo e farsi fornire le osservazioni del vento alla più alta quota disponibile (che generalmente sarà 50-60.000 piedi, ovvero 15-18.000 metri). Una volta effettuato il lancio occorre comunicarlo al controllo aereo, insieme alla velocità di salita. Una volta superata la quota di 60.000 piedi (18.000 metri), si passa in zona fuori dal controllo aereo, ed occorre comunicare anche questo evento. Infine, si comunica il rientro nella quota sotto controllo e l'avvenuto atterraggio.

In Italia non siamo riusciti ad avere informazioni precise, dal momento che questa attività viene effettuata solo da istituti di ricerca (ASI ed ENEA); è comunque sempre necessario lavorare "a braccetto" con le autorità aeroportuali.

IL LANCIO

La spinta ascensionale dell'intera sonda è fornita dal pallone, che sostiene l'intero peso dell'attrezzatura ed in più ha un surplus di spinta che determina la velocità di salita. Ogni 150 grammi di spinta ascensionale danno una velocità di salita iniziale intorno ai 100 metri al minuto. Così, per poter salire di 30.000 metri in due o tre ore occorrono circa 450 grammi di spinta aggiuntiva. In giorni particolarmente tranquilli è possibile diminuire la spinta fino a un terzo, in modo da avere più tempo in quota per raccogliere più dati o scattare più foto.

Il riempimento va effettuato montando l'intera sonda più una zavorra dal peso pari alla spinta voluta, quindi gonfiando il pallone di idrogeno finché il pallone non sorregge l'intero carico.

Il riempimento si effettua in un fienile, un hangar o simile, vicino al punto di lancio prescelto (il pallone gonfiato non passa attraverso la porta di un garage!); è importante che il tutto sia riparato dal vento per evitare urti al pallone. Poiché l'idrogeno è un gas fortemente infiammabile, è importante che il locale sia ben areato soprattutto nella parte alta. Se il pallone scoppiasse, occorrerà lasciar dissolvere il gas ed evitare assolutamente di produrre scintille o fiamme.

Una volta effettuato il riempimento del pallone, si parte alla fase del lancio. Ma prima un ultimo controllo all'attrezzatura; non vorremo rovinare tutto dimenticando un apparecchio spento! È in questa fase che conviene anzi organizzarsi come per un lancio "professionale", ovvero preparando una "checklist", una lista di cosa accendere e come verificare che funzioni.

Infine, via! Si stacca la zavorra, si porta tutto fuori, e si lascia andare il pallone che si porterà in alto il carico.

ASCESA E DECLINO

Una volta arrivato a quota 30.000 circa, il pallone scoppia, e la strumentazione inizia lentamente a scendere grazie al paracadute. La realizzazione del paracadute non è un grosso problema, trattandosi di un peso abbastanza ridotto. Dopo qualche altra ora necessaria alla discesa, il gruppo di lancio inizia a tracciare la posizione del pallone usando antenne direttive o radiogoniometri che rilevano il trasmettitore "beacon", che emette un debole segnale continuo, per identificare la zona d'atterraggio.

È raro che l'attrezzatura di bordo subisca danni, grazie sia al paracadute che all'involucro isolante che protegge anche dagli urti.

La fase più critica dell'intero volo è quella del recupero della sonda, che potrebbe finire praticamente ovunque. Non importa quale sia la velocità di discesa nè la potenza del trasmettitore, ad un certo punto il carico sarà troppo basso per poter inviare il segnale ad una distanza superiore alle poche centinaia di metri. È qui che entrano in gioco i gruppi di appassionati che hanno seguito il lancio in qualità di "aiuti": essi si sguinzaglieranno con i loro ricevitori ed andranno a perlustrare la zona di atterraggio fino a trovare l'oggetto (una sorta di "caccia alla volpe elettronica"). E qui entra in gioco anche il segnalatore acustico, utile negli ultimi metri. Se tutte queste precauzioni vi sembrano eccessive, sappiate che qualsiasi aiuto per aumentare le probabilità di recupero sarà prima o poi utilizzato.

Quanto occorre spendere per questo hobby? Facciamo due conti: 45 dollari per un pallone, una quindicina di dollari per le batterie, circa trenta dollari tra gas idrogeno e affitto di bombola e regolatori vari. In totale circa 90 dollari, ovvero centocinquantamila lire, ad ogni lancio; oltre alla strumentazione ed al rischio di perdere il prezioso carico. Non è poco, ma è una spesa che diventa facilmente affrontabile se divisa tra un gruppo di appassionati, che speriamo di poter vedere sorgere anche nel nostro paese.


UN PREZIOSO E SCONOSCIUTO AIUTO NEL TERREMOTO IN UMBRIA

Ancora un terremoto, quello che ha colpito Umbria e Marche, ed ancora i radioamatori protagonisti nel garantire i primi collegamenti e informazioni, e nel portare i primi soccorsi. Nella notte del 25 settembre, poco dopo le 2,30, tutte le frequenze radioamatoriali si sono improvvisamente animate. Radioamatori da ogni parte del centro Italia - dall'Emilia-Romagna alla Campania -, si sono immediatamente collegati dopo aver sentito la prima forte scossa. Sotto l'encomiabile guida di alcuni coordinatori "per caso", si è subito formata una rete tramite la quale raccogliere le informazioni, per delimitare le zone interessate e per scoprire quale fosse l'epicentro. Dopo pochi minuti era già possibile capire che la scossa era stata molto forte in Umbria, forse anche nelle Marche. Una voce osservava dall'alto Lazio: "Ragazzi, qui è stata fortissima. Dove ha colpito, deve aver fatto gran bei danni". Per tutta la notte le comunicazioni sono andate avanti, mentre man mano le notizie disegnavano in modo più preciso la situazione. Lo stesso si è ripetuto nelle varie scosse successive. I radioamatori hanno fornito la possibilità di comunicare in tutti i luoghi in cui il telefono non funzionava; alcuni di essi sono accorsi nelle zone terremotate per offrire il loro aiuto, per montare le tende e per le altre necessità. Poi, per fortuna, è intervenuta la Protezione Civile, ed i radioamatori sono stati come sempre messi da parte; ed ancora una volta la loro preziosa e sconosciuta opera è rimasta tale. Ma non per tutti. Un grazie di cuore a coloro che hanno prestato il loro aiuto.

Informazioni sui vari terremoti nel mondo (incluso quello dell'Umbria) possono essere reperite in tempo reale agli indirizzi Internet:

http://quake.wr.usgs.gov/ Northern California Earthquake Data Menlo Park, California

http://www-socal.wr.usgs.gov/ Pasadena Field Office Pasadena, California

http://aslwww.cr.usgs.gov/ Albuquerque Seismological Laboratory Albuquerque, New Mexico


(Le immagini non sono più disponibili... mi dispiace!)

Fig. 1: Una fase del gonfiaggio del pallone sonda