Il contratto "pompa di calore"

Scegliere una pompa di calore, a parte il risparmio percentuale, significa trasferire gran parte del costo del riscaldamento dalla bolletta del gas a quella della luce. Purtroppo, se l'appartamento non è minuscolo, l'elevato consumo di questi impianti costringe a passare ad una potenza impegnata superiore a quella di un normale contratto casalingo; questo vuol dire un costo fisso molto maggiore, e l'impossibilità di usufruire degli sconti per fasce sociali, se si consuma poca elettricità.

C'è però un'alternativa. Qualche anno fa, nel 1998, lessi sui giornali un trafiletto sulla disponibilità di un contratto elettrico "pompa di calore": una speciale modalità di fornitura che ha il preciso scopo di permettere l'allaccio di questo tipo di utenza, quindi usufruire di un riscaldamento ecologico, nonché di un certo sconto. Ho chiesto a diversi installatori, ma nessuno sapeva qualcosa oltre il nome. Così mi sono armato di buona volontà, e sono andato direttamente all'ACEA per chiedere informazioni. Anche lì erano praticamente tutti all'oscuro, tranne una gentilissima impiegata trovata dopo una peregrinazione di tre file e tre sportelli, che, con quattro o cinque telefonate, è riuscita a ricostruire un'informazione plausibile.

Recentemente, grazie all'apertura del sito Internet dell'azienda municipalizzata romana, ho voluto richiedere conferma sulla validità del contratto e delle relative modalità. Ecco cosa mi è stato risposto:

"La materia è regolata dalla Deliberazione del 14/12/93 del Comitato Interministeriale Prezzi e le tariffe applicate sono quelle previste dalla Delibera n.88/99 dell'Autorità per l'energia ed il gas.

In particolare: gli utenti che usufruiscono di una fornitura per uso domestico fino a 3 kW nell'abitazione di residenza anagrafica, qualora installino pompe di calore per il riscaldamento degli ambienti, possono richiedere esclusivamente per l'alimentazione di queste, una distinta fornitura alle tariffe e condizioni previste per le forniture in locali e luoghi diversi dalle abitazioni.

Per i contratti relativi a "pompe di calore" viene applicata l'IVA nella misura del 10%"

In pratica, oggi come oggi è possibile stipulare due tipologie di contratto: quello per uso domestico, con IVA agevolata al 10%, e quello per altri usi, con IVA al 20%. Per il primo, sotto i 3 kW , c'è un meccanismo "sociale" congegnato in modo che il costo di ogni kilowatt dipende dal consumo complessivo mensile: i primi kW hanno un forte sconto; superando una certa soglia, quelli scontati sono sempre di meno, fino a quando, per consumi elevati, tutti i kW vengono a costare la stessa cifra, che è poco maggiore di quella per "altri usi". Per contratti sopra i 3 kW il meccanismo delle "fasce sociali" scompare.

Il contratto per altri usi è soggetto all'IVA del 20%, non ha limitazioni di potenza, e ogni kilowatt consumato costa sempre la stessa cifra. Si può scegliere tra formule il basso, medio e alto utilizzo; la differenza tra i tre è che il primo ha un canone basso ed un costo per kW più elevato, il terzo ha un canone alto e un costo per kW più basso. È chiaro che il primo conviene se si fa un uso saltuario o molto variabile dell'energia, il terzo se si consuma una grossa quantità abbastanza costante (da cui i nomi). Inoltre c'è una tariffa "bioraria", con cui il kW costa di più di giorno e meno di notte; questo contratto decisamente non è molto spinto dalle compagnie elettriche, visto che il canone è così alto che bisognerebbe spostare almeno il 70% dei consumi nelle ore notturne per renderlo economicamente interessante.

Ora, il contratto pompa di calore consiste semplicemente nel poter stipulare un secondo contratto, con un contatore completamente separato a cui si può allacciare la sola pompa di calore, usufruendo dell'IVA al 10% anziché al 20.

Facciamo un esempio: passare da un contratto con potenza impegnata a 3kW ad uno da 6 kW comporta un aumento del costo fisso (luglio 2000) da 3.280 a 28.960 di canone fisso mensile: ben 308.160 lire l'anno. Se poi, senza pompa di calore, si consuma tanto poco da rientrare nelle fasce sociali, l'aumento è ancora più significativo. Grazie al contratto "pompa di calore", però, posso installare un secondo contatore, sempre da 3 kW, che mi costa 12.900 lire mensili, con cui alimentare solo quest'utenza; il canone complessivo per i due contatori sarà di 16.180 lire mensili (risparmio 153.360 lire l'anno), non intaccherò il risparmio delle fasce sociali, e pagherò ogni kW per la pompa di calore circa l'8% in meno (perché il costo al kW del contratto è inferiore). L'IVA è del 10% in tutti i casi. Chissà perché l'ACEA, nonostante la promessa fatta per posta elettronica, ancora non ha provveduto a mettere sul sito queste semplici informazioni... (NdA: fino a luglio 2000).

Il vantaggio è quindi evidente, se si eccettua il fatto che il dover alimentare la pompa di calore separatamente dal resto costringe ad una revisione significativa dell'impianto elettrico.