Giorno 25, ore 6,30: Si riparte!
Poco dopo l’alba monto di guardia insieme a Luca, Michele è rimasto al timone per tutta la notte e ci racconta un improbabile incontro con un mercantile nella nebbia per il quale non ci facciamo sfuggire l’occasione di prenderlo in giro. Il vento ci ha lentamente accompagnati in vista di Anzio, che doppiamo circa un’ora dopo. Finalmente è moderato e costante, il mare tranquillo, e ormai sappiamo che l’arrivo è alla nostra portata. Sappiamo anche di essere probabilmente ultimi, e, anche per non aggiungere altre voci all’elenco già non trascurabile dei danni e rotture, decidiamo di non forzare viaggiando con la massima rilassatezza. La mattinata scorre allegramente; intorno a mezzogiorno siamo di fronte ad Ostia, il punto più vicino a casa nostra, quasi come omaggio tiriamo un bordo fino quasi alla costa; il golfo è verde smeraldo, luminoso per il sole splendente; se a bordo di una delle tante barche a vela che ci girano intorno c’è qualcuno alla sua prima uscita, non potrà non essere contagiato da questa magia…
Pranziamo con un ottimo risotto a cura di Luca e Michele, ridiamo e scherziamo, mentre la provvista di vino si assottiglia sempre di più. Dopo un’ora squilla il cellulare di Michele: “Cristobal?” “Si” “Che fate, arrivate?”… Anche il comitato di regata ci ha dati per dispersi: si vede che da Capri è partito il consiglio di tenere d’occhio quei pivelli; ridiamo per un quarto d’ora, mentre pensiamo che ormai anche a Tunisi si attendono l’apparizione di una barca con cinque squinternati che chiedono la strada per Riva di Traiano… Mentre si consumano le ultime foto del rullino, finalmente siamo in vista dell’arrivo.
Giorno 25, ore 17: Arrivo
Tagliamo il traguardo ultimi ma felici; dall’inizio dell’avventura sono passati poco più di tre giorni, ma sembra un’eternità. Il cambio di ritmo di sonno, la tensione, l’alternanza tra scoraggiamento ed esaltazione, tra giorno e notte, tra forte vento e bonaccia, ci hanno regalato sensazioni che non potremo più dimenticare. Probabilmente all’inizio, fino a qualche giorno prima della partenza, non ci rendevamo conto delle difficoltà e della fatica che devono sopportare gli equipaggi in regata, soprattutto quelli per nulla allenati; quando ce ne siamo accorti, ormai eravamo in corsa, e per fortuna non ci siamo tirati indietro. Ci ha sostenuti dapprima la prospettiva di rinunciare se ci fossimo resi conto di non essere all’altezza dell’impresa. Ma una volta in navigazione ci siamo resi conto che si trattava di un’esperienza troppo totale, troppo coinvolgente per essere vissuta con distacco. E ci siamo appassionati alla sfida.
All’arrivo ci aspettano un piatto di penne fumanti a cura dell’organizzazione (ottime per chi arriva primo, perché evidentemente per fare più in fretta si sarà cibato solo di scatolette, ma noi… ci sacrifichiamo al doppio pasto caldo lo stesso!), e la videoregistrazione della partenza… A rivederci tre giorni prima, seppure inquadrati così fugacemente, ci viene un po’ di tenerezza. Seduti al bar, per la prima volta senza dover tenere il piatto con una mano per paura che scivoli via, ci assale una strana sensazione: prima eravamo tesi verso l’arrivo, ma ora, circondati da una folla di persone indaffarate, che pensano solo ad afferrare le ultime ore libere prima del ritorno al lavoro… ci viene voglia di mollare tutto e ripartire, ridiventare parte di quello spettacolo che sono il mare, il cielo, le luci notturne... di riprendere quel ritmo immutabile ma appassionante di albe e di tramonti, di sole abbacinante e di buio assoluto, con la sola preoccupazione di entrare in sintonia col mare e col vento. E anche il comandante ci dice un po’ commosso: “non volevo partire, ma adesso sono veramente contento di averlo fatto”.