Giorno 22, ore 11: Partenza della “Roma x 2”
Il vento è ancora piuttosto forte, il tempo molto nuvoloso, le ondate, sebbene molto ridotte, sono ancora poco rassicuranti; il nostro Comandante ci dice che pensa seriamente di non partire. Il nostro spirito non è quello di fare una regata a tutti i costi per far contento lo sponsor, ma fare una navigazione sia pur faticosa ma non rischiosa. Le previsioni meteo sono contrastanti; c’è chi dice che farà bel tempo – il che sembra assurdo, con la pressione a 986 hPa – e chi prevede pioggia e rovesci. Se anche il tempo volgesse al bello, c’è da aspettarsi, a spanne, vento a 30 nodi per almeno un paio di giorni (ed in effetti così sarà). Siamo perplessi ed indecisi mentre assistiamo dal molo alla partenza della prima delle tre versioni della regata: la “per 2”. Da una parte l’apprensione è al suo massimo, dall’altra ci dispiace enormemente, dopo preparativi sia pure minimi ma per noi sempre faticosi, e soprattutto dopo il piacere di aver messo piede in barca, abbandonare senza neanche tentare. Le interpretazioni delle carte meteo si susseguono, i gommoni trainano fuori le altre barche, ed un elicottero riprende tutto sopra di noi; all’improvviso si apre il cielo, ed il sole trasforma la scena ricordandoci che il mare sa essere anche un amico. Sarà forse per questo che il comandante cambia idea: “usciamo, eventualmente facciamo sempre in tempo a tornare dentro”. Durante tutto il viaggio, sornione, ci ripeterà: “sappiate comunque che io ero del parere di non partire…”.
Giorno 22, ore 13,30: Partenza!
Cristobal a vele spiegate (meglio, srotolate) affronta il mare. Appena uscito dal porto si è sentito nel suo elemento naturale, e ce lo dimostra con la sua tranquilla navigazione sulle acque che ci avevano messi in apprensione il giorno prima. C’è il sole, ed è una festa di vele tutt’intorno a noi, dove si mescolano barche piccole e grandi, in attesa del segnale di partenza. Forse ci sono già accanite lotte, ma noi non ce ne accorgiamo nemmeno; stiamo ancora prendendo confidenza… Dopo mezz’ora di pretattica (consistente nell’evitare di andare addosso a qualcuno), la radio annuncia il via; partiamo quasi ultimi, ma a noi va benissimo così. Dopo la seconda boa di disimpegno issiamo l’MPS, con i tempi tranquilli che ci contraddistingueranno per tutta la regata… Ora siamo probabilmente ultimi. Il vento è esattamente quello che ci vuole per correre, 20/25 nodi da NO, il che vuol dire un gran lasco, e tale rimarrà per tutto il percorso verso Capri; sebbene siano le condizioni ideali per le prestazioni velocistiche degli scafi piatti da regata (decisamente favoriti sul nostro), molti pagheranno questa dovizia di vento con qualche rottura e si dovranno ritirare: ben 10 sui 25 della regata versione “Cruise”.
Grazie all’uso di un bompresso, recente innovazione del comandante, Cristobal sotto MPS comincia a correre come forse non ha mai fatto… 8 nodi, 8 e mezzo, 9, 9,5… Il log (è diventato ottimista anche lui) segna un massimo di 9,9 nodi! Ci troviamo ingaggiati con altre due barche, e, visto che siamo in regata, ci divertiamo a dare battaglia, io al timone e Ludovico che fa da tattico: “passagli sopravvento e rubagli il vento, no, orza, prendi velocità, attento che c’è l’altro…”. Siamo sottovento ad una barca, e siamo più veloci, ma appena ci troviamo sotto al loro Spinnaker il sorpasso viene abortito… dopo il terzo attacco, però, grazie ad un provvidenziale abbuono di vento al momento giusto riusciamo a passare. Ora c’è quella sottovento; qui è più facile, riusciamo a raggiungerla e rubargli il vento. Proseguiamo bene per una mezz’ora, aumentando il nostro vantaggio, anche se a momenti la barca parte in straorzata e non è facile controllarla (il windex segna 22/27 nodi); poi rimaniamo vittime della mancanza di allenamento: durante una straorzata a Luca sfugge la scotta, e rimaniamo con l’MPS in bando per parecchi minuti, prima di riprendere la situazione… Alla velocità di “soli” 6,5 nodi veniamo raggiunti nuovamente. Riusciamo comunque a resistere per un po’, ma il vento si è fatto più rafficato, e, in concomitanza con certe ondate, succede che l’MPS si incaramella. Anche qui qualche minuto perso, ma dopo due o tre volte riusciamo ad imparare la manovra necessaria per risolvere quasi sempre subito la situazione. Proseguiamo qualche ora sotto MPS a 8,5/9,5 nodi, il tempo è bello e le onde al mascone di poppa perfettamente controllabili; poi, davanti a Tor Vaianica, l’MPS, al quale avevamo evidentemente chiesto troppo - anche in relazione alla sua veneranda età -, esplode… Tutta la parte inferiore è ridotta in brandelli; con delusione lo togliamo e proseguiamo con il genoa al suo posto. Addio speranze di partecipare alla prossima coppa America! Pensiamo piuttosto ad andare avanti…
Proseguiamo la nostra navigazione con un vento eccezionale, che sembra volerci prendere in giro per le nostre paure della partenza, mentre il windex rinforza fino 30 nodi, ed arriva a toccarne 40, poi cala leggermente. Verso il tramonto scapoliamo la punta di Anzio.
Appena tramonta il sole la temperatura cala sensibilmente. È solo la prima avvisaglia di una fredda notte. Siamo tutti abbastanza contenti; la velocità che teniamo è molto buona (viaggiamo costantemente oltre i 7 nodi), ma soprattutto dopo mesi di stressata vita cittadina siamo stati ancora per una volta catturati dalla magia della vela, che ci regala la vista di spazi sconfinati, l’azzurro del cielo, le nuvole di cui, mentre scorrono sulle nostre teste, tentiamo di afferrare il linguaggio, i colori del tramonto che le incendiano, mentre viaggiamo veloci spinti dal vento... Abbiamo deciso di fare turni di tre ore, due persone alla volta, a partire dalla mezzanotte, il comandante si alzerà per darci assistenza quando necessario, come un comandante che si rispetti. Io monterò di guardia alle 3 di notte insieme a Ludovico, che intanto si esibisce con delle penne al pesto. Poi andiamo a dormire per essere svegli all’ora convenuta, mentre Michele e Luca sono al timone. La prima notte in navigazione non va molto bene: sono piuttosto teso; la situazione è inusuale per il mio organismo, che reagisce con un’attenzione esagerata. Non posso fare a meno di pensare a cosa succederebbe se durante la notte urtassimo un ostacolo galleggiante… Ho la sensazione di non riuscire ad addormentarmi, però non mi pare che siano già passate tre ore da quando mi sono messo a letto, quindi suppongo di aver dormito almeno un paio d’ore. Quando Luca mi chiama, coperto come uno sciatore (guanti e sciarpa compresi), ho la sensazione che emani un alone di freddo attorno a sé. E adesso tocca a me, là fuori, con la temperatura in ulteriore calo. Come resistere? Mi copro di tutto punto, pile e giaccone pesante, ma quando usciamo fuori la situazione non mi sembra così drammatica. Il freddo è sopportabile; e la navigazione notturna mi affascina enormemente. L’occhio dopo alcuni minuti raggiunge una sensibilità enorme; si vede a perfezione la sagoma del Circeo. Verso costa c’è una lunga teoria di luci; è una costa che conosco bene, e riesco ad identificare Latina mare, Sabaudia, Torre Paola. Sulla destra un’altra manciata di puntini bianchi e arancio nel buio è l’isola di Ponza. Sul mare poche luci, qualche sciabica, nessuna barca a vela. Siamo soli, viaggiamo al gran lasco spinti dallo stesso vento costante della partenza, che ci libera dal bisogno di bordeggiare, e il frusciare delle vele e lo sciabordio del mare sono gli unici rumori che sentiamo, e che sentiremo per altri due giorni. Il mare è mosso, giusto per ricordarci la sua potenza di ieri. Sulla terraferma si intravedono nuvoloni, ed ogni tanto si vede un lampo. Per fortuna il vento ha fatto piazza pulita di fronte a noi.
In mare i tempi si dilatano, e con qualche chiacchiera il turno passa rapidamente, anche se non è successo praticamente nulla, solo l’apparire del faro che si trova sull’altro versante del Circeo, e di una debolissima luce in mezzo al mare che solo molto più tardi identifichiamo con l’isola di Ventotene. Abbiamo deciso unilateralmente di allungarci il turno di mezz’ora per poterci poi svegliare più tardi… Nell’ultima mezz’ora il freddo mi sembra più intenso, e con mio sollievo alle 3,30 ci facciamo dare il cambio.